IL PUNTO
TREVISO La Camera di Commercio lancia due appelli per evitare che la

Mercoledì 1 Luglio 2020
IL PUNTO
TREVISO La Camera di Commercio lancia due appelli per evitare che la chiusura delle attività dopo l'emergenza coronavirus si trasformi in un bagno di sangue. Il primo, contro il caro affitti, è rivolto ai proprietari degli immobili. Il secondo, invece, punta a indurre le Pro Loco a non organizzare sagre di più settimane con migliaia di coperti: in questo periodo ridurrebbero ulteriormente i margini di lavoro per bar e ristoranti. Sono due capisaldi indicati come indispensabili per proteggere i locali, in buona parte svuotati dai clienti abituali a causa sia delle limitazioni legate al Covid che dello smart working. La quarantena è già stata fatale per 128 imprese della Marca. Un'enormità se si pensa che tra marzo e maggio del 2019 c'erano state solo 11 chiusure. Il settore ricettivo ha pagato il conto più salato: 26 imprese sparite, mentre lo scorso anno di questi tempi ne nascevano 16. E oggi il numero delle serrande che si abbassano continua ad aumentare.
LE DIFFICOLTÀ
«I proprietari devono capire che questo è un momento molto difficile, soprattutto per il turismo e la ristorazione mette in chiaro Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio diverse attività hanno già chiuso. Se diventa una catena, rischia di non fermarsi più. Meglio un tempo di vacche un po' più magre per tutti che non un vero e proprio bagno di sangue. Tanto più che tenere affitti troppo elevati rispetto al periodo storico è controproducente per gli stessi proprietari: se le zone della città pian piano si spengono, anche gli immobili perdono il loro valore». La Camera di commercio dà il proprio contributo attraverso la Curia Mercatorum. «È a disposizione per conciliazioni tra le parti per quanto riguarda gli affitti ricorda Pozza quasi a titolo gratuito, dato che i costi superano di poco i diritti di segreteria».
LE INCOGNITE
Con l'esplosione dell'estate e l'allentamento delle misure contro la diffusione del coronavirus, le nuove incognite arrivano pure dal mondo delle sagre. «Mi auguro che non vengano organizzate come prima del Covid. Comprendo l'aspetto storico, ma una cosa è una festa di un paio di giorni, altra una manifestazione che dura una ventina di giorni e che è in grado di fare anche 3mila coperti a sera dice Pozza tutto questo rappresenta una spina nel fianco per i titolari di locali che sono chiamati a pagare l'affitto e il personale. Era così pure prima. Ma ora le cose sono decisamente peggiorate. Spero che le Pro Loco seguano una linea morigerata in questo senso. Il ritorno alla normalità è un bene. Bisogna però salvaguardare le attività che garantiscono occupazione per tutto l'arco dell'anno».
I DATI
A livello provinciale, nel dettaglio, tra le 128 imprese che hanno già chiuso ci sono 70 commercianti al dettaglio. Un conto che potrebbe essere fatto per difetto. Se si comprendono anche ingrosso e auto e moto, infatti, il calo nel comportato arriva a 107 ditte. Di seguito, per alberghi, ristoranti e bar la situazione si è letteralmente ribaltata: oggi sono sparite 26 imprese, mentre a maggio 2019 si registrava un saldo positivo di 16 nuove realtà. Analoga inversione di tendenza nei servizi alle persone: dall'incremento di 11 dell'anno scorso, si passa al meno 24 attuale. Il manifatturiero, al momento, limita i danni a 22 imprese in meno (un anno fa il deficit era di 34 attività), soprattutto nel comparto metalmeccanico. L'altro ieri Pozza ha incontrato il sindaco Mario Conte per fare il punto della situazione su Treviso. Tra gli argomenti affrontati, c'è stato proprio quello dello smart working. «Ha inciso molto, in particolare in città, riducendo i clienti abituali e i consumatori veloci tira le fila il presidente della Camera di Commercio non si deve mai dimenticare che sono le botteghe di vicinato che fanno vivere la città. Amazon, così come tutto il mondo dell'e-commerce, non ti porta il caffè a casa».
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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