«Costa non deve restare Covid hospital» L'Usl: «Tornerà a lavorare come prima»

Mercoledì 20 Gennaio 2021
«Costa non deve restare Covid hospital» L'Usl: «Tornerà a lavorare come prima»
LA POLEMICA
VITTORIO VENETO Occhi puntati sul covid-hospital, e sul suo futuro, da parte del Comitato per la difesa pubblica dell'Alta Marca Trevigiana. Da quasi un anno, il nosocomio di Costa, in primavera e poi con la seconda ondata dall'autunno, è interamente dedicato alla cura dei pazienti covid. Una situazione che, sostiene il Comitato, è andata a discapito dei cittadini dell'Alta Marca. «L'Usl 2 provveda al più presto alla concreta realizzazione dei quattro posti letto di terapia intensiva per l'ospedale di Vittorio Veneto previsti dalle schede ospedaliere del 2002, del 2013 e del 2019 e sostenuti anche da una raccolta di 15mila firme. Inoltre sollecita il Comitato , per il futuro non sia più nel novero degli ospedali Covid». «L'intervento di attivazione dei quattro posti letto di terapia intensiva, che rientra nelle procedure emergenziali seguite dal commissario Arcuri, è in fase di progettazione - replica e rassicura l'azienda sanitaria che ricorda come al momento sono 12 i posti letto di terapia intensiva operativi nel covid-hospital - L'ospedale di Vittorio Veneto è e sarà funzionale alla rete assistenziale dell'Uls 2 che nella gestione ordinaria prevede di garantire tutti i servizi per acuti e che durante eventuali emergenze necessariamente si riorganizza, in una logica provinciale e regionale, al fine di fornire la migliore risposta possibile in termini di assistenza ai cittadini».
LE PREOCCUPAZIONI
«Riteniamo che l'ospedale di Vittorio Veneto è indispensabile come presidio decentrato per garantire l'accessibilità alle cure secondarie alla popolazione dell'Alta Marca Trevigiana, un'area già indebolita da 20 anni di tagli al personale e alle strutture ospedaliere e territoriali scrive il Comitato -. È impensabile una sua destinazione a ospedale Covid anche per il futuro, perché tale scelta intasa la sanità ordinaria, in particolare l'ospedale di Conegliano, provocando ritardi e difficoltà organizzative, e taglia il servizio di sanità ordinaria in un'area con alto indice di anzianità e con viabilità difficile a causa della residenzialità diffusa e dell'andamento in parte collinare e montuoso». A pagare le conseguenze di tutto ciò, aggiungono, è la medicina territoriale, in particolare i medici di famiglia, «da tempo sotto grande pressione». Il Comitato sostiene che il permanere, anche in futuro, del covid-hospital potrebbe portare «ad una fuga di pazienti e di personale sanitario verso altre strutture, depotenziando così il nostro ospedale». Il Comitato parla a più riprese di «indebolimento» dell'ospedale di Costa.
LE RASSICURAZIONI
Non ci sta il direttore generale dell'Usl 2 Francesco Benazzi: «Il nosocomio vittoriese non solo non è stato depotenziato in questi anni, come qualche Cassandra periodicamente sostiene, ma è stato costantemente oggetto di interventi milionari per il miglioramento, sia in termini assistenziali che strutturali, ultimo dei quali quello relativo all'adeguamento sismico. La sanità del terzo millennio, organizzazione ospedaliera in primis, non può che basarsi su logiche di rete e su modelli organizzativi del tipo hub&spoke». E non appena la pandemia cesserà, l'ospedale riavrà tutte le sue attività e funzioni «così come previsto dalle schede ospedaliere regionali. Un'importante fase organizzativa aggiunge l'azienda sanitaria - riguarderà le attività chirurgiche in generale (orl, chirurgia generale, ortopedia) e le attività di day e week surgery a carattere provinciale. Inoltre verrà attivata l'unità operativa di chirurgia maxillo-facciale, che andrà a potenziare l'eccellente offerta specialistica afferente al distretto chirurgico testa-collo».
Claudia Borsoi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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