QUEL TRIONFO POLITICO DELL'ITALIA

Sabato 14 Luglio 2018
CALCIO
Francia e Croazia domani si giocano la Coppa del mondo di calcio in una finale inedita. Gli italiani staranno a guardare. Com'è successo tutto questo Mondiale, il primo da almeno sei generazioni (1958) senza gli azzurri protagonisti. Se li sono goduti lo stesso in tv, come dicono gli alti dati d'ascolto Mediaset (7,5 milioni di telespettatori per Brasile-Svizzera!). Ma un po' di malinconia viene a pensare che 80 anni fa esatti la Francia e la Croazia eravamo noi.
ANNI TRENTA ETÀ DELL'ORO
Nel 1938 c'era la nazionale italiana in finale alla terza edizione della Coppa, allora Rimet. L'Italia capace di travolgere 4-2 l'Ungheria della stella Giorgio Sarosi, nato a Trieste nel 1912 quando c'era ancora l'Impero. Quel trionfo ha posto il sigillo sul decennio d'oro della storia del calcio italiano. Mai più ripetuto, neanche quando abbiamo vinto i Mondiali nel 1982 e 2006. Un decennio costellato da trionfi in campo: due titoli del mondo (34, 38), uno olimpico (36), due Coppe Internazionali (30, 35) progenitrici dell'Europeo; il 70,42% di successi in 71 partite giocate (50 vittorie, 13 pareggi, 8 sconfitte); l'imbattibilità durata 4 anni e 16 giorni (30 match), dal 35 al 39. Mentre fuori dal campo è stato caratterizzato dall'uso propagandistico fatto dal Regime Fascista dei successi. Due esempi, tratti dai quotidiani di allora. Vittoria ai Mondiali 34, La Stampa: «L'Italia sportiva considera questo titolo come una delle gemme più pure che essa, grazie al Fascismo, abbia conquistato». Finale ai Mondiali 38, titolo della Gazzetta dello sport: Apoteosi dello sport Fascista nello stadio di Parigi.
SESSO E CONTESTAZIONE
L'invasione della politica, in particolare delle dittature, nello sport è palese a quei campionati del 1938. Iniziano il 5 giugno a 15 squadre, invece di 16, perché l'Austria qualificata è scomparsa in marzo per l'Anschluss (annessione) fatta dalla Germania nazista. I tedeschi inseriscono in squadra 9 giocatori austriaci, con l'ambizione di vincere i Mondiali, ma sono beffati al primo turno dalla Svizzera: 4-2 nella ripetizione della prima sfida finita 1-1 dopo i supplementari (allora non si calciavano i rigori).
Pure l'Italia soffre all'esordio contro la Norvegia, superata a fatica 2-1 nei supplementari a Marsiglia. Dove al momento del saluto romano e degli inni, quello del partito Giovinezza oltre alla Marcia reale, fa i conti per la prima volta con l'aperta contestazione alla squadra simbolo del Fascismo. «La partita viene immediatamente avvolta in uno sfondo polemico politico - scrive il ct Vittorio Pozzo nel libro autobiografico Campioni del mondo - Nello stadio sono stati portati 10.000 fuoriusciti italiani con l'intenzione e l'ordine di avversare al massimo la squadra azzurra. Al saluto ci accoglie come previsto una bordata di fischi, insulti, improperi. Quanto sia durato quel putiferio non so `Sono anche altri i motivi dell'opaca prestazione. Uno tecnico. Pozzo sbaglia formazione. Da lì sostituisce in difesa il lento Monzeglio con il giovane Foni; all'ala il più statico Pasinati con il re del doppio passo Biavati; in attacco Ferrais II con il cannoniere Colaussi (lui e Piola segnano 9 degli 11 gol del Mondiale). E la squadra decolla. Uno pruriginoso. «Lo sa commenda perchè siamo andati male? - ricostruisce il dialogo Meazza-Pozzo Gianni Brera in Storia critica del calcio italiano - Perché ci abbiamo il sangue grosso». I giocatori da oltre un mese in ritiro non vedono una donna. Il ct capisce e concede la notte di libera uscita. «La Francia è piena di maison Talliers» chiude Brera. E la squadra si sblocca.
A Parigi nei quarti con la Francia, ambiziosa padrona di casa, è netto 3-1. Con record di spettatori per una partita sul suolo francese allo stadio di Colombes: 58.455. In semifinale, a Marsiglia, tocca al favorito Brasile perdere 2-1. I brasiliani «spocchiosi», lasciano a riposo per la finale la star Leonidas e il fuoriclasse Trim, e «puerilmente malati di presunzione», al piano tattico preferiscono il football bailado, sono giustiziati da Meazza. Che tira il rigore decisivo reggendosi i pantaloncini con una mano, perché si è rotto l'elastico.
DANUBIANI DOMINATI 4-2
In finale, a Colombes, non c'è storia. L'Ungheria non batte gli azzurri da 13 anni. Ha il complesso d'inferiorità. Dopo 35' è sotto 3-1 e l'Italia in contropiede sbaglia altri gol. «Avrebbe potuto stravincere, tanto le è congeniale il calcio virile e aggressivo degli amici danubiani» sentenzia Brera. Il 3-2 di Sarosi è un'illusione. Il tiro a volo di Piola chiude i conti, 4-2. E chiude il Mondiale dell'apoteosi. Che domenica, 80 anni dopo, vivranno Francia o Croazia.
Ivan Malfatto
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