Dopo parecchio tempo in silenzio, recentemente Franco Carraro ha rilasciato una

Lunedì 17 Febbraio 2020
Dopo parecchio tempo in silenzio, recentemente Franco Carraro ha rilasciato una intervista molto interessante, parlando, ad 80 anni appena compiuti, della sua lunghissima carriera con diverse cariche nei vari sport, l'ultima delle quali è la funzione a Losanna di membro del Cio. Carraro è nato a Padova e in gioventù ha praticato lo sci nautico conquistando per tre volte consecutive il titolo europeo dal 58 al '60. La sua carriera di dirigente sportivo è iniziata nel 1962 quando venne eletto presidente della federazione italiana di sci acquatico. Tra i suoi numerosi incarichi nel mondo dello sport, Carraro, oltre a quello nel Cio, è stato presidente della Federcalcio e del Coni, commissario e presidente della Lega Calcio, nonché presidente del Milan dal '67 al '71. È stato inoltre sindaco di Roma dal novembre '89 all'aprile '93, senatore e per tre volte ministro della Repubblica.
È un uomo ancora impegnatissimo e totalmente immerso nel presente, abita una splendida villa sul Gianicolo ed ha qualche abitudine ormai molto nota: è vestito sempre di blu, beve solo acqua non gasata, è poco incline alle celebrazioni. Per diversi anni mi sono incontrato con Carraro molte volte, almeno due al mese, per discutere dei problemi comuni. Io a nome dell'Associazione calciatori, lui del Milan e poi della Lega e del Coni. Abbiamo trovato sempre, magari dopo vivaci discussioni, la soluzione delle nostre questioni e di questo gli devo un riconoscimento. Scherzando, ma non troppo, gli ripetevo che era decisivo, per la soluzione dei problemi, l'incontrarsi di due chiari rappresentanti della gente veneta.
Chiamato a discutere degli attuali problemi del calcio Carraro, dichiara che uno dei più importanti riguarda il razzismo. La repressione va bene ma limita il fenomeno senza superarlo. Si deve fare qualcosa di importante: istituzionalizziamo che, di fronte ad un coro allo stadio, per le società siano pronte pene severe e l'arbitro sospenda subito la partita, a meno che tutto lo stadio non si metta ad applaudire. Un gesto semplice, che non costa fatica, ma un segnale forte. Carraro è convinto che, alla terza o alla quarta volta che lo stadio si metta ad applaudire, il fenomeno finisce. È come l'inno nazionale. Il presidente Ciampi voleva che gli atleti cantassero l'inno, Carraro lo disse in Federazione nel 2000. Sembrava una cosa stravagante, adesso è un'abitudine. Lo stesso può succedere per l'applauso contro il razzismo. Sarebbe orribile se la partita inaugurale dell'Europa a Roma fosse macchiata dai buu.
È stato chiesto a Carraro, che ha gestito Italia 90, se organizzeremo ancora un Mondiale. Ha risposto che intanto abbiamo Milano-Cortina. Non sprecheremo risorse perché sarà il Cio stesso ad impedircelo: deve dimostrare che non si costruiscono più cattedrali nel deserto. Carraro ha scelto due ct campioni del mondo: Bearzot e Lippi. Di Mancini dice che è bravo, che ha stabilito un record con partite non impossibili e che ha ottenuto dai giocatori concentrazione e dedizione. La cosa di cui è più fiero è l'aver partecipato a Mosca 1980 rispettando il sacrificio degli atleti. In tanti l'hanno chiamato poltronissimo. Definizione azzeccata, ha detto: «Ho sommato tante cariche, ma quando ne ho presa una, ho cercato di fare quello che era giusto».
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