All'inizio del 2019 lo scenario della Serie C dava l'idea di un ambiente infernale.

Lunedì 27 Gennaio 2020
All'inizio del 2019 lo scenario della Serie C dava l'idea di un ambiente infernale. Un paio di squadre sono sparite, diverse altre sull'orlo di un abisso. Si sono affermate due sole certezze: la caparbietà di Francesco Ghirelli, allora da poco più di un mese Presidente di Lega Pro e un patto con Gabriele Gravina, numero uno della Federazione ma con il busto scolpito nella Serie C. Dodici mesi più tardi Ghirelli ha sorprendentemente chiuso l'anno con uno sciopero: il primo di categoria del calcio italiano. E non è poco.
Ghirelli ha confessato il proprio dispiacere per aver ritardato l'inizio delle partite del 15 dicembre per 15 minuti e per aver rinviato la giornata di campionato prima di Natale. Le iscrizioni al campionato ora si ottengono con norme chiare e stringenti; dopo due bimestri in cui non vengono pagati i tesserati e dopo due partite non giocate si va fuori dalla competizione. Ci saranno verifiche di onorabilità e di sostenibilità economica su chi acquista quote di società in Serie C, 40 stadi sistemati, raddoppiati gli abbonati dei club. Poi il nuovo regolamento che dà risorse a chi fa giocare giovani calciatori, di più se sono di proprietà e cresciuti nel proprio settore giovanile. Viene ridotto il numero di prestiti e delle valorizzazioni, è stato istituito il corso per responsabilità del Settore giovanile a Coverciano, grazie ad Albertini. Ghirelli ha dichiarato che il rinvio della giornata ha fatto conoscere i presidenti: sono loro quelli che mettono dalla propria tasca mediamente dai 2 ai 4 milioni di euro ogni campionato.
Ora si spera che si passi agli atti di governo, come la restituzione del credito di imposta. Si chiede da tanto tempo che vengano pagati fino ad un massimo di 240.000 euro di credito di imposta per ogni club. Per fare cosa? Per investire tale credito in centri sportivi e formazione di giovani calciatori. È evidente che i presidenti dovrebbero coinvestire. Si darebbe lavoro e alla fine tornerebbe allo Stato molto di quanto erogato all'inizio dell'operazione. Sono pochi denari ma sarebbero un segnale, si capirebbe che il governo vuol contribuire a difendere il calcio dei Comuni d'Italia. Il presidente Ghirelli assicura che si andrà avanti con ancora più decisione, anche se, come si tranquillizza il presidente Gravina, si ha ragione, ma ci vorrà un po' di tempo. C'è infatti il dovere di affrontare dei temi più strutturali come richiede il sistema calcio: l'1% sull'ammontare degli introiti provenienti dalle scommesse sportive, il ripristino e la gestione del totocalcio, il semiprofessionismo. Ghirelli aggiunge: il problema è che non c'è molto tempo. Nel 2020 dobbiamo sapere se saremo economicamente sostenibili, se questa esperienza calcistica italiana esistente tra professionismo e sociale, tra azienda e presidio territoriale ha un futuro.
Facendo saltare la giornata del 22 dicembre si è voluto dare un segnale netto: occorrono atti concreti per costruire un processo che consenta di arrivare alla sostenibilità dei club di Serie C. Comunque si deve fare ancora di più, ridurre i costi, vedere se occorre rafforzare le regole. Questa vicenda deve servire come lezione, non c'è più tempo. Si sogna una Serie C normale, capace di avere regole severe ma chiare.
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