L'ALLARME
VENEZIA E i casi diventano sei. Le spunte targate coronavirus, sulla

Lunedì 24 Febbraio 2020
L'ALLARME
VENEZIA E i casi diventano sei. Le spunte targate coronavirus, sulla mappa della città metropolitana, sono rade e distanti l'una dall'altra, e questo è già un primo problema: Venezia, Mira, Campolongo Maggiore. L'altra questione in ballo è che manca ancora all'appello il paziente zero (l'untore, come si sarebbe definito in altri tempi). Si usa il singolare per convenzione, ma è quasi certo che i portatori siano ben più di uno. A queste condizioni, quindi, è particolarmente complicato riuscire a isolare il ceppo e bloccare un'ulteriore proliferazione del virus. I numeri sono destinati a cambiare anche perché i casi sospetti su cui si attende l'esito delle analisi sono tanti. Intanto si ferma (quasi) tutto: manifestazioni, raduni, eventi sportivi. Si procede per livelli di emergenza: se sabato la strategia della Regione, coordinata con il Ministero, sembrava quella delle maglie larghe e della prevenzione misurata, ieri è scattato un ulteriore giro di vite. Un passo indietro (almeno per adesso) rispetto ai provvedimenti presi a Vo', nel Padovano, dove il paese è stato completamente blindato. Ieri, i sindaci del mandamento dell'Ulss 3 si sono rinchiusi in una sorta di riunione permanente con i vertici dell'azienda sanitaria per capire quali disposizioni adottare.
CENTRO STORICO
Il coronavirus ha toccato anche il centro storico: due i casi accertati ieri all'ospedale civile. I due, entrambi ultraottantenni, erano ricoverati da giorni in reparti diversi: uno in Geriatria, l'altro in Medicina. Una volta riscontrata la presenza del Covid-19, è scattato il trasferimento in Rianimazione. I due anziani non si conoscono e vivono in sestieri diversi (uno secondo indiscrezioni a Cannaregio): è probabile, quindi, che siano venuti a contatto con il virus in circostanze differenti. Trovare il loro paziente zero è come cercare un ago in un pagliaio. In una città come Venezia, durante il Carnevale, il contatto potrebbe essere avvenuto con chiunque e, probabilmente, con dei portatori asintomatici, impossibili da riconoscere.
A DOLO
Non individuabili perché, come spiega la definizione stessa, sono privi di sintomi. Niente febbre, nessuna difficoltà respiratoria. Il virus, anche a secondo dell'organismo in cui si trova, può limitarsi a un banale raffreddore o a rimanere latente, senza particolari conseguenze. Asintomatici sono anche i tre contagiati dell'ospedale di Dolo, per esempio. Loro sono gli unici ad avere un'anamnesi chiara di come sono venuti a contatto con il Covid-19: lavorando negli ambienti in cui era stato ricoverato il 67enne di Oriago. Si tratta di uno dei medici che l'avevano visitato, una dottoressa di Mira, un infermiere di Vigodarzere (Padova) e una impiegata del servizio di pulizie di Campolongo Maggiore. Ora, i tre, sono tutti in quarantena all'ospedale di Dolo: nessuno presenta, appunto, i sintomi influenzali della malattia. Forse è troppo presto, forse è semplicemente che per loro il coronavirus non si è sviluppato come negli altri episodi. Queste tre persone, però, il 21 febbraio, finito il loro turno di lavoro, erano tornate a casa. Chi hanno incontrato in quelle ore, prima della prova del tampone? Che cosa hanno fatto? A chi può essere stato trasmesso il virus, quindi? Le verifiche arriveranno, a suon di controlli a cerchi concentrici a partire ovviamente dalle tre persone infettate: i loro famigliari, i loro colleghi.
MIRA E MIRANO
Stessa linea tenuta per Oriago, per i famigliari e i contatti del pensionato 67enne di via Ghebba. L'uomo si era presentato in pronto soccorso a Mirano il 14 febbraio, era stato dimesso e vi era tornato il 17. Qui, si era deciso per un ricovero in Medicina, fino al trasferimento a Dolo, il 21, in Rianimazione, dove gli era stato riscontrato il coronavirus. Al momento si trova a Padova, ricoverato in gravi condizioni e si attendono ulteriori notizie sul suo quadro clinico. A Mirano, al momento, non sono stati accertati episodi di contagio, ma i test si stanno tenendo in questi giorni. È improbabile, visto i tempi del ricovero in quell'ospedale, che non vi siano state altre situazioni di contagio. I primi riscontri, comunque, arriveranno nelle prossime ore.
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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