Il ricordo del 91enne don Lino Mottes: «L'ho portato io al Concilio Vaticano II»

Giovedì 14 Ottobre 2021
Il ricordo del 91enne don Lino Mottes: «L'ho portato io al Concilio Vaticano II»
L'AMICO
FELTRE «Non posso dire nulla circa la causa di canonizzazione ed in particolare il riconoscimento di un miracolo di papa Luciani, non spetta a me. Ma sono felice, ho goduto». Don Lino Mottes, ora 91enne, ancora in servizio al Museo diocesano di Feltre e nella parrocchia di Zermen di Feltre, commenta così la notizia della prossima beatificazione di Giovanni Paolo I annunciata ieri da papa Francesco. Don Albino Luciani ha scandito in più occasioni la vita di don Lino Mottes: «Quando ero chierico è stato mio professore di Teologia, di Teologia dogmatica e di Diritto canonico; poi è stato il mio vicario generale. E spesso gli ho fatto da autista». Don Lino infatti è stato anche segretario del vescovo di Belluno-Feltre Gioacchino Muccin: «Luciani divenne vescovo di Vittorio Veneto nel 1958. E spesso quando Muccin e Luciani avevano bisogno di recarsi a Roma, io li accompagnavo entrambi: partivamo da Belluno, facevamo tappa a Vittorio Veneto per proseguire sino a Roma. Ed ho accompagnato Luciani a Roma anche in occasione della partecipazione al Concilio Vaticano II: era l'11 ottobre 1962».
LA GIOIA
Don Mottes ha saputo dalla radio la notizia della prossima beatificazione del suo professore: «Stavo ascoltando il Gr del Veneto e questa è stata la prima notizia. Non posso dire nulla, se non che sono stato felice, ho goduto». Al momento dell'elezione di monsignor Luciani a papa, don Mottes era arcidiacono ad Agordo: «A me, originario di Rivamonte Agordino, avevano assegnato questa parrocchia nel settembre del 1977. Mi confidai con Luciani circa il mio prossimo incarico e lui mi incoraggiò. Mi promise anche che sarebbe venuto in parrocchia. E così fece l'anno dopo, quando era patriarca di Venezia, nel giorno della festa dei santi Pietro e Paolo: era il 29 giugno del 1978. Due mesi dopo sarebbe stato eletto papa». Sono tanti i ricordi del suo professore, vicario e papa che il 91enne sacerdote agordino cita nitidamente. Una memoria che non vacilla e sciorina date, occasioni, incontri, ma che tiene per sé confidenze personali. «Il giorno dell'inizio del pontificato ho incontrato Luciani per l'ultima volta. Era il 3 settembre 1978 e nella sala Clementina, in Vaticano, il papa ricevette la delegazione di pellegrini bellunesi scesi a Roma per quell'occasione. Lì lo salutai e gli parlai per l'ultima volta. Poi non ci fu più occasione». Ma durante il mese di pontificato fu il papa a ricordarsi della parrocchia di Agordo: «Già qualche mese prima, appunto a giugno di quell'anno, mi incoraggiò ad intraprendere i lavori necessari per la chiesa. E durante il suo mese di pontificato fece una donazione di dieci milioni di lire per le opere necessarie. Accompagnò la donazione, l'unica che fece in quel periodo, con una nota in cui mi faceva sapere che quei soldi erano suoi, frutto delle vendite e dei diritti d'autore del libro Illustrissimi. Un gesto che dimostrava quanto egli fosse legato alla chiesa di Agordo, di cui era stato anche coadiutore per due anni, dal 1935 al 1937. Ed era molto legato anche all'Istituto Minerario dove fu insegnante di religione». In quella scuola una targa ricorda infatti gli anni di insegnamento dell'allora don Albino Luciani. Don Lino Mottes chiude poi sinteticamente: «Il mio professore che ho accompagno più volte in macchina sino a Roma diventerà santo: non posso dire nulla, ma quando l'ho saputo ho goduto».
VESCOVO EMERITO
Monsignor Giuseppe Andrich, il vescovo emerito della diocesi di Belluno-Feltre, a sua volta originario di Canale d'Agordo come il prossimo beato, ha scelto di non rilasciare né dichiarazioni né alcun commento e attraverso la propria segreteria ha fatto sapere che preferisce che siano le voci ufficiali della diocesi, cioè quella del vescovo attuale, mons.Renato Marangoni, a esprimere le soddisfazione della comunità diocesana.
GS
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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