IL PORTO
VENEZIA Signori, si cambia. La parola d'ordine del nuovo presidente

Venerdì 4 Giugno 2021
IL PORTO
VENEZIA Signori, si cambia. La parola d'ordine del nuovo presidente dell'Autorità di sistema portuale, Fulvio Lino Di Blasio, è condivisione. Nessuna fuga in avanti, quindi del Porto verso progetti di cui il territorio non sia a conoscenza o non ci sia l'appoggio e dialogo con tutti, anche le associazioni purché non abbiano un atteggiamento poco elastico o dogmatico. Ma poi, alla fine, le decisioni vanno prese.
«Venezia - ha detto all'esordio - rappresenta quel mix di complicazioni e opportunità che mi stimola molto. E a me piace lavorare». A salutarlo con parole molto belle è stata proprio l'ex commissario Cinzia Zincone: «Venezia ha bisogno di stabilità gestionale e sono molto contenta che sia arrivata una persona che stimo molto e con cui ho già lavorato in passato».
LE PRIORITÀ
Di Blasio ha parlato per un paio d'ore a ruota libera nel suo primo incontro con la stampa, spiegando di non avere avuto ancora il tempo di visitare i terminal e le aree portuali, ma di volerlo fare immediatamente. Poi, si cominceranno a delineare le strategie e le prime decisioni, che sono tante e riguardano il rilancio degli scali di Venezia e Chioggia, che dal 2020 escono piuttosto ammaccati.
«La prima cosa che farò - ha spiegato - è costruire una visione strategica condivisa con Comune e Regione, che sono i ponti di partenza naturali per prendere delle scelte, anche se condivisione non significa essere sempre d'accordo su tutto. Definita la visione strategica, sarà il momento delle scelte di investimento, per dare una risposta al mercato, perché gli operatori non possono investire in un luogo che non si sa se sarà raggiungibile e poi definire col piano regolatore portuale le aree da destinare alla logistica e in particolare alla zona logistica semplificata, con trattamento fiscale di vantaggio. E quindi, grande attenzione alla transizione ecologica».
I PUNTI CHIAVE
Tra le emergenze che dovrà affrontare ci sono l'accessibilità del porto e quindi convivenza con il Mose protocollo fanghi e dragaggi, le concessioni dei terminal, il concorso di idee per lo scalo in mare aperto (offshore) e le crociere.
«Venezia ha risentito molto della situazione di contrazione dei traffici - ha confermato - è un primo campanello di allarme di una situazione non facile, direi critica, ne siamo consapevoli. Il porto è un luogo dove riconnettere attività portuale, logistica e produzione. A Venezia e Chioggia una delle priorità sarà la transizione energetica. Bisognerà risolvere i problemi vecchi con stimoli nuovi, ricerca, start-up, università, dobbiamo fare delle comunità un luogo dove le cose si fanno».
OFFSHORE
Il bando concorso di idee doveva essere pronto il 31 maggio, ma è stato temporaneamente trattenuto. «Questo a causa di difficoltà dovute ad una procedura nuova e complessa - ha detto - bisogna comprendere bene gli aspetti e per ora non c'è stata materialmente la possibilità. L'offshore è indubbiamente una visione, ma dobbiamo renderlo compatibile con il traffico all'interno dell'area adriatica e studiare le soluzioni tecniche per connettere merci e passeggeri con le strutture a terra».
I MOVIMENTI
Per quanto riguarda i rapporti con la città, inclusi i movimenti contro le navi in laguna, Di Blasio assicura la massima apertura, pur con qualche distinguo.
«Abbiamo l'obbligo di ascoltare tutti, l'unica cosa ho a volte difficoltà a gestire chi ha posizioni dogmatiche e poco elastiche perché noi non le abbiamo. Penso - ha ribadito - che le cose vadano fatte insieme, non mi spaventa la conflittualità, mi piace confrontarmi con soggetti preparati che possano dare un contributo e che porti un valore aggiunto».
MARGHERA E CANALE V.E. III
Comune e Regione continuano a puntare su Marghera come approdo di medio periodo.
«Quella è una delle opzioni- c'è sempre il problema dell'equilibrio tra temporaneità e le risorse che l'ente pubblico mettere per realizzare le infrastrutture. Devo dire che quello che è stato immaginato su Marghera è stato fatto in altre località che ho studiato in passato. Non abbiamo posizioni di preclusione, anzi è una cosa da indagare. Sul Vittorio Emanuele non ho al momento elementi da poter fornire. Ripeto: prima studio e poi prendo decisioni d'accordo possibilmente con gli altri enti».
Michele Fullin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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