Dai carrugi al porto il grido di Genova: «Dobbiamo rialzarci» `

Domenica 19 Agosto 2018
Dai carrugi al porto il grido di Genova: «Dobbiamo rialzarci» `
IL REPORTAGE
GENOVA Genova non può aspettare. I portuali, anzi i camalli, quelli che un tempo con le loro proteste potevano bloccare una città ma che allo stesso tempo, nel bene e nel male, erano uno dei simboli di Genova, oggi sono preoccupati. «Qui se non si reagisce, si ferma tutto. Le infrastrutture erano già insufficienti prima, pensiamo oggi». Nei caruggi, nei vicoli di Genova magari un po' border line, dove però si moltiplica la vita notturna, anche tra i ragazzi non si parla di altro, pure dopo la terza birra: «Se pensi a tutti quei morti e a quel ponte dove passavi sempre, ti viene da piangere o tremare dice Sara, 27 anni ma poi capisci che devi andare avanti e lotti perché Genova si rialzi».
Ecco, rialzarsi significa anche consentire alla città di riavere in fretta un ponte che colleghi est a ovest. Su questo il sindaco Marco Bucci e il presidente della Regione, Giovanni Toti, hanno una linea comune. Dicevano anche l'altro giorno, mentre incontravano gli sfollati delle case evacuate: il ponte va ricostruito e va ricostruito in fretta, deve pagare l'opera Società Autostrade, ma soprattutto deve farlo Società Autostrade se questo risultasse il modo più rapido e sicuro per completare la nuova opera. «Genova non si può permettere di aspettare troppo a lungo, il ponte si può realizzare in un anno», ha detto Toti.
IL VERTICE
Proprio in questa direzione va l'incontro che domani pomeriggio ci sarà tra i vertici di Autostrade e l'assessore ai Lavori pubblici del Comune di Genova, Paolo Fanghella: «Ascolterò la proposta di Autostrade, vogliamo capire. Io dico: facciamolo in fretta, chiunque lo faccia. Autostrade attualmente con Pavimental (azienda in house che quindi non deve fare gare d'appalto) è l'azienda in grado realizzarlo più rapidamente di chiunque altro. Genova non può attendere e una gara di appalto internazionale potrebbe imporre uno stop di almeno nove mesi, oltre a tutti i tempi necessari per realizzare un nuovo progetto. Chiunque si presenterà con soluzioni che offrano condizioni migliori troverà tutte le porte aperte».
In sintesi: Genova non vuole fermarsi, vuole riprendere a correre, proverà a reagire e dovrà farlo in fretta anche il porto commerciale, primo scalo italiano e motore economico di Genova con 55mila addetti complessivi. Il rischio concreto, che preoccupa armatori, terminalisti e lavoratori, è quello di una crisi di competitività: il ponte Morandi era infatti uno snodo strategico per i tir, che solo in parte viaggiano su rotaia (a oggi, inoltre, la ferrovia resta bloccata). Tra le maggiori industrie d'Italia, nel 2017 il porto di Genova ha avuto un incremento del 15 per cento della movimentazione di container pari a oltre due milioni e seicentomila teu, l'unità di misura delle merci, ma per il 2018 l'Autorità portuale ha già previsto un rallentamento con perdite fino al dieci per cento del traffico.
In assenza di contromisure adeguate, i giganti del mare potrebbero fuggire verso altri scali, da Marsiglia a Livorno. La sfida è riposta nella costruzione di una nuova strada che bypassi ponte Morandi, riservata ai 1.500 camion che ogni giorno transitavano in Valpolcevera. Tra le proposte avanzate, c'è l'apertura dei terminal 24 ore su 24: un'iniziativa che molti operatori giudicano insufficiente e che avrebbe un costo aggiuntivo che dovrebbe essere compensato dai fondi governativi stanziati per l'emergenza.
La Culmv rappresenta i 1.100 camalli di Genova, una realtà corporativa profondamente unita e di antica tradizione, nata quando le merci si scaricavano a sacchi e non dentro ai container: «Naturalmente siamo preoccupati. Il rischio paralisi esiste, la viabilità era già sottodimensionata prima, figuriamo ora. Serve un intervento immediato spiega Antonio Benvenuti, console della Compagnia unica lavoratori merci varie, nel giorno del dolore per l'estremo saluto ad Andrea Cerulli, socio e portuale La nostra forza è la flessibilità, noi copriamo i picchi di lavoro ricevendo la chiamata un'ora e mezza prima. Ma se occorrono due ore per arrivare in porto, come si fa? Stiamo valutando parcheggi di scambio e un vaporetto dal porto antico fino ai terminal. Non ci sentiamo piegati». A prescindere dalle variegate appartenenze politiche, peraltro ormai piuttosto fredde, i portuali sono favorevoli alle infrastrutture: «Siamo da sempre per lo sviluppo, altrimenti faremmo tutti i pensionati o i camerieri».
Mauro Evangelisti
Eloisa Moretti Clementi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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