Cona, stop ai trasferimenti La coop: pronti a lasciare

Domenica 8 Gennaio 2017
Cona, stop ai trasferimenti La coop: pronti a lasciare
CONA - L'appalto per la gestione è scaduto a fine dicembre ed è stato prorogato, come da capitolato, per altri tre mesi. E poi una volta arrivato il 31 marzo? «Succederà quel che succederà. Certo noi non abbiamo alcuna intenzione di continuare. Siamo stati dipinti come dei mostri, come gente che tratta i profughi al pari se non peggio delle bestie, persone senza scrupoli che lucrano sul business dei disperati. La Prefettura indirà una nuova gara e vedremo chi parteciperà».
È uno sfogo amaro quello di Simone Borile, direttore del Centro di prima accoglienza di Conetta, al termine della visita dei parlamentari del M5s, ieri mattina. Con lui, oltre ad alcuni operatori, c'è anche Gaetano Battocchio, il presidente della Edeco, la cooperativa finita nell'occhio del ciclone sia per le inchieste in cui è coinvolta sia a seguito dei tumulti di lunedì e martedì che hanno sconvolto per sempre la fisionomia interna della struttura.
«Ci vorrà del tempo prima che il clima torni sereno - spiega Battocchio - perché i danni che i violenti hanno fatto, una cinquantina tutti di nazionalità ivoriana, non sono solo materiali. Abbiamo impiegato mesi per trasmettere agli ospiti il valore del rispetto delle regole, della convivenza civile al di là dell'appartenenza etnica o religiosa, e sono bastati due giorni per mandare all'aria gran parte del lavoro. Non era mai successo, ad esempio, che le stufette elettriche o i termosifoni venissero cannibalizzati, tolti dai bagni o dagli spazi comuni, per essere portati nelle camerate, attaccati alle prese del telefono, messi sotto i letti, con il pericolo di mandare in sovraccarico la linea o peggio di incendio. E non è così semplice convincere chi li ha presi a restituirli. Temono di dover rimaner ancora al freddo, di dover rimanere al buio, di dover subire le angherie - sì così hanno vissuto la rivolta - di pochi e per di più ultimi arrivati. Anche questo è un aspetto su cui nessuno si è soffermato - continua Battocchio - perché se fosse realmente vero che le condizioni qui sono disumane, da lager, da campo di concentramento, sarebbe stato più logico e comprensibile che a protestare fossero stati i migranti che qui ci stanno da 11 mesi, o per lo meno ci sarebbe stato un facile effetto trascinamento. Che non si è verificato».
Le infrastrutture danneggiate durante la sommossa sono state riparate nonostante il ponte dell'Epifania: «Non è stato semplice trovare il necessario - riprende Borile - per ripristinare le tubature dell'acqua divelte, per tappare le falle provocate nei tendoni, sostituire gli arredi dei bagni distrutti, ripristinare la fornitura di gasolio e di energia elettrica. Per non parlare delle pulizie e dalla sanificazione. La festa della Befana? In un altro frangente l'avremmo fatta come abbiamo celebrato il Natale e San Silvestro. Ora c'è ancora tensione, e anche alcuni nostri operatori non si sentono più sicuri, alcuni si sono messi in malattia, altri hanno giù annunciato le dimissioni». Verena, una delle referenti annuisce: «Ero tra gli ostaggi lunedì sera. E ho avuto paura. Sarà la Procura a decidere se si sia trattato o meno di sequestro, ma io così l'ho vissuto»
Intanto si apprende che uno dei richiedenti asilo armato di bastone sarebbe entrato negli uffici pretendendo delle scarpe nuove. L'allarme è subito rientrato ma testimonia di una situazione di stress, il cui minimo attrito potrebbe far da detonatore.
Un'ora e mezza è durato il sopralluogo dei pentastellati, fra cui il senatore Enrico Cappelletti, l'onorevole Silvia Benedetti e la consigliera regionale Patrizia Bartelle. All'uscita hanno dato atto degli sforzi che la coop sta facendo per assicurare il minimo vitale agli alloggiati, dicendo però che andrebbe commissariata, e puntando però l'indice su come una tale struttura mastodontica nei numeri non è la risposta corretta, seppur emergenziale e precaria, a un problema ormai strutturale. Occorre sviluppare l'accoglienza diffusa, hanno ribadito, e bocciano i Cie regionali proposti dal ministro Minniti.
Nel campo le presenze sono scese a 1.300 dopo il trasferimento in Emilia, mercoledì, di 109 richiedenti. «Altri spostamenti a breve? Non ci risultano. Anzi» afferma Borile, che alza gli occhi al cielo quando ricordiamo il piano di alleggerimento promesso dalla Prefettura.
Intanto di Sandrine Bakayoko, la 25 ivoriana morta per cause naturali il 2 gennaio in uno dei bagni della ex base missilistica non si parla più. «È passata in secondo piano - stigmatizza Borile - dopo il clamore, le accuse di soccorsi tardivi o di cure non prestate, il suo decesso non fa più notizia. Siamo stati noi a contattare i parenti in Costa d'Avorio per informarli di quanto accaduto e per capire quali procedure avviare una volta ottenuta la restituzione della salma. Macché ambasciata, macché Prefettura».
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