Voce donna «Il Comune non deve abbandonarci»

Martedì 21 Novembre 2017
L'APPELLO
PORDENONE Voce donna, il centro antiviolenza di Pordenone, lancia un appello all'amministrazione comunale: «Non ci abbandoni». E' preoccupata la presidente, Maria De Stefano, di fronte ad una duplice scelta dell'esecutivo guidato dal sindaco Alessandro Ciriani che ha creato non poca fibrillazione all'interno del sodalizio che opera sul territorio da vent'anni. Il Comune è riuscito ad ottenere - attraverso il piano casa e arrivando primo in graduatoria tra i Comuni Uti - un finanziamento regionale di 400 mila euro per recuperare quattro appartamenti comunali in un quartiere della città, abbandonati e dismessi da quattro lustri. Verranno trasformati in un open space con attività educative e sociali per i giovani. Peccato che in un'unità abitativa, attraverso una specifica convenzione con Voce donna, vengano ospitate donne con minori che sono state oggetto di violenza e maltrattamenti in famiglia. Il secondo aspetto, quello che forse più turba De Stefano, è legato ad una delibera di giunta, che risale al 2 novembre, con la quale l'esecutivo comunale ha anticipato la volontà di predisporre la procedura di manifestazione di interesse per individuare eventuali enti e/o organizzazioni interessate all'utilizzo di un (secondo) immobile che, dietro la corresponsione di un canone mensile di 300 euro, dal 2009 viene concesso all'associazione di Pordenone per le stesse finalità di quello che a breve sarà demolito. Come dire: un bando di gara per l'utilizzo dell'appartamento per il quale, al momento, è stata prorogata per sei mesi la convenzione tra Comune e Voce Donna. «Una procedura pubblica di manifestazione di interesse segnalano la presidente De Stefano e la vicepresidente Laura Bosi prevede che vengano messi nero su bianco tutti i dettagli. Quindi anche l'ubicazione esatta dell'immobile in questione. Ponendo che Voce donna lo vinca, con quale spirito continueremo a dare ospitalità a quelle donne (con figli) vittime di violenza? Stiamo parlando di situazioni gravissime: dietro, infatti, nella maggior parte dei casi ci sono uomini disposti ad uccidere le proprie mogli o compagne che, proprio per questo, per un certo periodo vivono come se fossero dei 'fantasmi''. Appunto in case-rifugio segrete». Il sodalizio ne dispone di quattro, due delle quali sono di proprietà del Comune. Al 31 ottobre erano 17 donne e 12 minori accolti in queste strutture protette. Annualmente, invece, in media sono 150 quelle assistite da Voce donna. Diverse vengono indirizzate al centro antiviolenza direttamente da 118 e forze dell'ordine. Per ognuna il Comune di provenienza paga una retta senza la quale, tiene a puntualizzare De Stefano, «sarebbe impossibile mantenere in vita progettualità, pagare le operatrici e, soprattutto, continuare ad erogare tutta una serie di servizi proprio a favore di chi è rimasta vittima di violenza e maltrattamenti. Detto questo e considerate le scelte di questa amministrazione, vogliamo capire se siamo ancora una risorsa per il territorio oppure no». A rasserenare gli animi ci ha pensato il vicesindaco Eligio Grizzo, che ha in mano la delega alle Politiche sociali: «La presidente non si preoccupi: a tutto c'è una soluzione. Abbiamo già individuato un immobile alternativo a quei quattro appartamenti che, una volta demoliti, lasceranno spazio ad un centro di aggregazione giovanile per chi abita in periferia. Per quanto riguarda il bando, invece, non potevamo non indirlo: ci siamo trovati davanti ad una convenzione mai rinnovata e che, per ragioni di legge, va regolamentata da apposita procedura di manifestazione dal momento che Voce Donna percepisce soldi pubblici per quanto riguarda le rette. De Stefano garantisce Grizzo stia tranquilla: sarà un bando con tutta una serie di tutele e riserve, a protezione proprio dell'incolumità delle vittime di violenze».
Alberto Comisso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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