La scienziata che sfida l'universo

Martedì 16 Gennaio 2018
La scienziata che sfida l'universo
IL PREMIO
PORDENONE Stephen Hawking, l'astrofisico e cosmologo più famoso del nostro tempo, aveva vinto l'Eddington Medal for Astronomy nel 1975. Avrebbe poi teorizzato l'inizio senza confini dell'universo, non esattamente la scoperta dell'acqua calda. Oggi il premio parla pordenonese, e riempie d'orgoglio non solo una piccola città dell'ultimo lembo orientale d'Italia, ma tutto il Paese. L'ha vinto Claudia Maraston, professoressa nata a Pordenone che si è definitivamente affermata in Inghilterra, all'università di Portsmouth. Per asciugare in poche parole il lavoro di Claudia, si può dire che passi la vita guardando il cielo e cercando di intuirne le leggi - a prima vista inspiegabili - che lo governano e lo tengono insieme come un motore che non perde mai colpi. Il riconoscimento è prestigiosissimo, e per descrivere la portata di ciò che è accaduto negli scorsi giorni basti pensare che solo un'altra volta dal 1953 è finito nelle mani di una donna.
LA STORIA
La storia di Claudia Maraston, quindi, è anche un messaggio a testa alta al mondo del carrierismo solo al maschile. La medaglia Eddington, istituita in onore dell'astrofisico inglese Arthur Eddington, è un premio consegnato dalla Royal Astronomical Society normalmente una volta ogni due anni per meriti nella ricerca nel campo dell'astrofisica. Solo due donne ci sono riuscite - ha commentato ieri la professoressa pordenonese - e una di queste sono io. E' una cosa globalmente fantastica. Nelle motivazioni del premio si parla letteralmente di outsdanding merit, cioè di un merito che può essere definito come incredibile, sensazionale.
ORGOGLIO
Il premio - ha aggiunto Claudia Maraston - è riferito - ai miei articoli sui modelli di emissione luminosa per le galassie lontane, che hanno composto migliaia di citazioni (articoli con oltre 500 citazioni si giudicano ad alto impatto e i miei ne hanno oltre mille, quindi sono giudicati ground-breaking, innovativi). Questi modelli sono usati per interpretare i dati raccolti da Hubble Space (il telescopio spaziale che sonda l'universo più profondo, ndr), dal Vlt. Quest'ultimo è un sistema formato da quattro telescopi ottici. Il Vlt si trova all'osservatorio del Paranal sul Cerro Paranal, una montagna alta 2 635 m nel deserto di Atacama, nel Cile settentrionale. Nella mia ricerca - ha spiegato ancora l'eccellenza pordenonese - ho sempre cercato di spingere i confini e andare contro il mainstream, cioè il pensiero comune. Quest'anno segna i 20 anni dal mio dottorato di ricerca e credo che ricevere la medaglia Eddington sia il risultato più grande che potessi sperare. Sono molto grata al comitato della Royal Astronomical Society.
GLI STUDI
Un importante articolo di Claudia Maraston, pubblicato nel 2005, ha fornito la prima valutazione su come il contributo della teoria dell'evoluzione stellare influenzi gli spettri integrati delle galassie. Le nuove caratteristiche dei modelli, in particolare l'inclusione delle fasi stellari evolute, hanno portato a età inferiori rispetto ai modelli precedenti. Una caratteristica che ha aiutato a riconciliare l'analisi della popolazione stellare delle età delle galassie con lo scenario di formazione delle galassie gerarchiche. Concetti che potrebbero sembrare complicati, ma che aiuteranno la scienza nella lunga corsa verso la comprensione dello spazio profondo. Il professor Bob Nichol, direttore dell'Istituto di cosmologia e gravitazione, ha aggiunto: L'Istituto si congratula con Claudia per aver ricevuto questo premio, nato dal suo lavoro pioneristico nella modellazione degli oggetti più complessi nell'universo; vale a dire galassie piene di stelle diverse, tutte in evoluzione per miliardi di anni.
IL PRECEDENTE
Nel 2015 Claudia Maraston aveva collaborato attivamente alla scoperta del cosiddetto pianeta gemello, ovvero Kepler 452B. A braccetto con il team della Nasa che osserva i pianeti della zona abitabile dell'universo, aveva parlato della scoperta. Kepler è solo 1,6 volte più grande della Terra e orbita ad una distanza paragonabile a quella fra Terra e Sole. Il sole di Kepler e' solo 1,5 miliardi di anni più' vecchio del nostro ed è dello stesso tipo spettrale. Se ne deduce che Kepler-452B è un pianeta roccioso e non fluido come Giove che non può sostenere vita biologica come la nostra. I pianeti con queste caratteristiche vengono nominati pianeti della zona abitabile. Quindi sì, in linea di principio e' possibile che una civiltà' tipo la nostra si sia sviluppata. Allora la pordenonese aveva collaborato alla scoperta. Il premio degli scorsi giorni, invece, è tutto suo. Con un posto apparecchiato al tavolo dei geni contemporanei.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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