L'ALLERTA
PORDENONE Mancavano un numero e una dimensione, perché sull'esistenza

Venerdì 12 Febbraio 2021
L'ALLERTA
PORDENONE Mancavano un numero e una dimensione, perché sull'esistenza del fenomeno c'erano ormai pochi dubbi. Ora ci sono anche dati e misure: la variante inglese è presente in Friuli Venezia Giulia, e non si fa riferimento alla donna triestina rientrata da Londra a inizio anno. La diffusione è molto probabilmente precedente. Sono stati confermati gli allarmi dei ricercatori regionali, riportati ieri su queste pagine: in regione, infatti, a valle di un'analisi a campione sono stati rilevati 17 casi di variante inglese, il 4,9 per cento del campione stesso. Com'è noto, il ceppo mutato risulta essere più contagioso di quello originale anche del 60-70 per cento. Per questo ieri l'assessore Riccardo Riccardi ha parlato di «attenzione massima». Al momento, però, non c'è l'evidenza relativa alla nascita di veri focolai. Si tratta infatti di un'analisi a campione e non del riscontro relativo a catene di trasmissione. Le indagini andranno avanti dipartimento per dipartimento.
I DETTAGLI
È stato l'Istituto superiore di sanità, con una circolare firmata da Giovanni Rezza, a indicare alle Regioni la necessità di eseguire un'indagine a campione mirata in modo specifico alla ricerca della variante inglese. Lo studio è stato compiuto su un campione formato da 343 tamponi raccolti nei giorni compresi tra i 3 e 4 febbraio, riesaminati con test TermoFisher (un prototipo americano) per valutare l'idoneità del materiale al sequenziamento. Del materiale a disposizione, 267 tamponi presentavano caratteristiche tali da poter essere valutati, e, di questi, 48 campioni avevano le caratteristiche in base alle quali era possibile verificare la presenza o meno della mutazione del gene S tipiche di questa variante e sono stati sequenziati con tecnica NGS (sequenziamento in parallelo) all'Area di ricerca di Trieste dal dottor Licastro. Quindi il risultato: 17 positivi. «Al termine dell'indagine - ha spiegato Riccardi - è emerso che in 17 casi è stata rilevata la variante inglese. Di questi campioni, nove sono giunti dall'Azienda sanitaria universitaria del Friuli centrale, quattro dall'Asfo, tre quelli inviati dalla Salus di Trieste e infine uno dall'Asugi».
IN PROVINCIA
I casi di variante inglese in provincia di Pordenone sono quattro. Il paziente più giovane ha 14 anni, il più anziano 74. E ancora 16 e 38 anni. Il paziente più giovane in regione è di Trieste e ha sei anni. I campioni sono stati scelti in base a un'alta carica virale.
AL BURLO
Intanto dal Burlo di Trieste arriva la notizia di un'altra variante. È infatti stato riscontrato il primo caso pediatrico della mutazione N439K in una bambina di Trieste. «La mutazione N439K - spiega nel dettaglio Manola Comar, professoressa di microbiologia dell'Università degli Studi di Trieste - rappresenta la seconda più comune mutazione che si trova sulla proteina Spike di Covid-19, ossia la porzione proteica del virus che stabilisce un legame con il recettore cellulare Ace-2, permettendone l'infezione. Questa mutazione è stata scoperta per la prima volta a marzo 2020, in Scozia, ed è emersa in modo indipendente in Europa. Attualmente è stata riscontrata in basse percentuali nella popolazione adulta in più di 30 paesi nel mondo. Il virus che presenta questa mutazione è simile al virus originale di Wuhan ma ha la caratteristica di legarsi con maggiore affinità al recettore cellulare, attraverso un nuovo punto di ancoraggio, dovuto, appunto a questa mutazione del genoma».
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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