Fronte unito, scioperano anche i medici

Giovedì 9 Luglio 2020
SANITÀ
PORDENONE Anche i camici bianchi incroceranno le braccia. Dalla riunione sindacale di ieri pomeriggio è arrivato un messaggio chiaro: allo sciopero del 24 luglio prenderanno parte pure i medici iscritti a Cgil, Cisl e Uil, oltre a quelli che aderiscono a Fedirets (Federazione dirigenti e direttivi Enti territoriali e sanità) ed Aaroi (Organizzazione sindacale nazionale dei medici di Anestesia e Rianimazione). Altre tre sigle presenti al tavolo, invece, si sono prese qualche giorno di tempo per decidere cosa fare. Se unirsi alla protesta oppure se non appoggiare l'astensione collettiva dal lavoro.
IL PUNTO
Una cosa, però, è emersa a chiare lettere: un certo malumore nei riguardi della politica intrapresa dalla direzione dell'Asfo aleggia anche tra i medici. «Si è percepita, attraverso i loro rappresentanti sindacali, una certa preoccupazione. Ci siamo trovati in sintonia - afferma Pier Luigi Benvenuto, segretario provinciale della Cigl-Sanità - praticamente su tutti i punti. Quindi abbiamo incassato l'adesione allo sciopero del 24 luglio da una parte importante di camici bianchi che lavorano nella sanità pubblica». Le carenze all'interno dell'organico sono state ribadite. All'appello mancano internisti, anestesisti e anche chirurghi. Figure importanti all'interno degli ospedali della Destra Tagliamento i cui numeri, a detta dei sindacati, sono tutt'altro che soddisfacenti. Oltre alle problematiche legate al personale, sono pendenti altre questioni: l'aggravio delle liste di attesa, la trattativa sui premi Covid, il rapporto pubblico privato, le risorse da investire sul potenziamento del servizio sanitario regionale, con il possibile accesso al Mes, il potenziamento dei servizi territoriali e della prevenzione, la gestione dell'emergenza negli ospedali e nelle case di riposo e il piano per gestire eventuali nuove ondate di contagio. Questi, tra l'altro, sono i principali punti affrontati dal documento unitario sottoscritto a livello regionale da Cgil, Cisl e Uil, che denuncia «la crescita delle tensioni sindacali, confermate dallo sciopero del comparto già proclamato a Pordenone, e ribadisce il fermo no dei sindacati a un'ipotesi di crescita del ricorso al privato come soluzione per gestire il pesante aggravio delle liste di attesa».
CRITICITÀ
La soluzione indicata per recuperare i ritardi accumulati è «un allungamento degli orari degli ambulatori attraverso nuove assunzioni», indispensabili per colmare un mancato turnover di 600 operatori nel periodo 2010-2018, rimasto sostanzialmente immutato nel 2019. Nessuna certezza, sostengono i sindacati, neppure sulle assunzioni fatte durante l'emergenza: «Si aggirano attorno alle 500 unità, ma in molti casi si tratta di personale precario», spiegano i sindacati, chiedendo «la massima attenzione per i lavoratori interinali assunti per lavorare nei reparti Covid e a rischio taglio», con il rischio anche di venire esclusi dal «giusto riconoscimento economico» che dovrà essere garantito ai lavoratori della sanità. Le assunzioni, precarie o a tempo indeterminato, non hanno peraltro impedito un forte ricorso allo straordinario, con ben 57mila ore tra marzo e maggio, per un volume mensile pari all'orario di 128 lavoratori a tempo pieno. Da qui l'esigenza di numeri certi sulla situazione azienda per azienda e sulle future strategie di assunzione. «Solo una sintesi concludono i sindacati delle priorità e delle ragioni che ci porteranno in piazza il 22 e il 24 luglio, per quello che sarà un estremo appello alla ripresa del confronto».
Alberto Comisso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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