Febbre del Nilo, c'è il primo caso

Giovedì 19 Settembre 2019
Febbre del Nilo, c'è il primo caso
IL CASO
PORDENONE Primo caso di West Nile in Friuli Venezia Giulia. Un uomo di 55 anni di Pasiano, comune dove a fine agosto era stato isolato un ceppo di zanzare risultato positivo alla Febbre del Nilo (Occidentale), si trova ricoverato nel reparto di Neurologia dell'ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone: le sue condizioni cliniche, pur rimanendo la prognosi riservata in attesa degli ultimi accertamenti, non destano particolari preoccupazioni.
L'uomo, che non era affetto da altre patologie cliniche, è stato inviato, sulla base delle condizioni cliniche e di una sierologia positiva, dal proprio medico di base all'ospedale per sospetta West Nile. Con il ricovero è stato attivato il protocollo aziendale predisposto, sulla scorta di quanto concordato con la rete infettivologica regionale. Questo ha portato al riscontro del dna della Febbre del Nilo - lo stesso virus che l'anno scorso aveva portato al decesso di un uomo residente a Prata - su sangue e urine del paziente. Per ulteriore certezza gli esami del paziente sono stati inviati al laboratorio di riferimento regionale a Trieste, unitamente ad una quota di liquido cefalorachidiano per confermare il sospetto di una forma neuroinvasiva. Questo a fronte di una sintomatologia neurologica presentata dal paziente.
I SINTOMI
Il 55enne presentava, infatti, dei sintomi legati ad una probabile infezione da West Nile: febbre da tre giorni, cefalea e confusione mentale. Massimo Crapis, responsabile dell'Unità malattie infettive dell'Aas 5 del Friuli Occidentale, è stato chiaro: «A fronte del ritrovamento del ceppo infetto di zanzare, era prevedibile almeno un caso di contagio. Anche se questo potrebbe restare isolato, saranno messi in atto tutti i provvedimenti di prevenzione e di monitoraggio per circoscrivere il più possibile la diffusione dell'infezione. Nella maggior parte dei casi, i pazienti che contraggono il virus della Febbre del Nilo non presentano alcun sintomo. Pochi, per fortuna, sono quelli che manifestano poi complicazioni giudicate gravi e che, proprio per questo, necessitano di essere ricoverati».
ALTRI CONTAGI POSSIBILI
Non è da escludere che, da qui ai prossimi giorni, altre persone possano manifestare i sintomi legati ad un'infezione da West Nile. «Dopo il reperimento di fine agosto di un ceppo di zanzare risultato positivo al West Nile virus nella zona di Pasiano di Pordenone - sostiene Riccardo Riccardi, vicepresidente della giunta regionale ed assessore alla Sanità - ci aspettavamo almeno un caso di contagio. Questo perché questa patologia è ormai endemica in alcuni dei nostri territori. Occorre sottolineare che questo è il primo caso individuato nel 2019: abbiamo la conferma che l'ampia campagna di prevenzione messa in atto dalla Regione, in collaborazione con aziende sanitarie ed enti locali, ha dato importanti risultati positivi. È altrettanto importante la collaborazione che si è instaurata con il sistema della medicina di base per il governo di queste situazioni aggiunge Riccardi perché il medico di medicina generale, che per primo ha avuto il sospetto del caso, ha gestito con accortezza l'identificazione e la gestione pre-ospedaliera del caso. Inoltre i laboratori di analisi hanno consentito celermente di confermare l'appropriatezza del piano aziendale predisposto».
Già subito dopo l'individuazione delle zanzare infette, era stato introdotto il test Nat sui donatori di sangue ed emocomponenti del Friuli Occidentale. Un'ulteriore misura preventiva che si attiva quando la rete di sorveglianza delle zanzare dà un riscontro positivo. «La sorveglianza sui bacini di possibile proliferazione delle zanzare infette - aveva ricordato Riccardi - mostra la sua efficacia attivando tutta una filiera di protocolli di controllo che vanno dall'estensione delle verifiche sugli animali a quelli, appunto, sulle donazioni».
Alberto Comisso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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