Casa Serena, lettera al sindaco: ci coinvolga

Martedì 21 Novembre 2017
LA RICHIESTA
PORDENONE Il tavolo tecnico tra Comune, Azienda sanitaria e Regione sul futuro di Casa Serena di Torre - ma più in generale sul prossimo assetto dei centri per anziani in città e nell'hinterland - è stato istituito oltre sei mesi fa. Poco dopo, nel mese di maggio, le organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil avevano scritto una lettera al sindaco nella quale si evidenziava come l'argomento meritasse il coinvolgimento dei soggetti interessati, ospiti e familiari in primis, ma anche rappresentanze sindacali e comunità locale. Siccome a quella prima lettera il sindacato provinciale non ha ricevuto risposta ora parte una seconda missiva con una chiara richiesta di coinvolgimento al tavolo.
Tra le ipotesi rispetto al futuro di Casa Serena vi è anche quella dell'abbattimento dei padiglioni ospedalieri A e B - costo di circa 5 milioni di euro che la Regione non ha ancora previsto - e la realizzazione di un centro anziani con un numero di posti inferiore rispetto agli attuali 130 della Casa di via Revedole. Ipotesi che dovrà essere confermata dallo studio di fattibilità per il quale si intende utilizzare il finanziamento di centomila euro previsto nel bilancio dell'Uti Noncello. «Il tutto però - sostengono Carla Franza (Cgil), Paolo Florean (Cisl) e Mauro Agricola (Uil) - si svolge nel chiuso di quattro mura, mentre ben 250 anziani ospiti (considerando anche quelli della Umbetto I, essendoci ormai l'unica Asp, ndr) e i loro familiari sono lasciati all'oscuro delle diverse ipotesi che stanno emergendo. Ma all'oscuro, oltre a ospiti e familiari, sono anche le rappresentanze sindacali degli operatori e le molte associazioni di volontariato che da anni prestano la loro attività». Insomma, una intera comunità esclusa dalle possibili scelte e «costretta ad assumere le informazioni dalla stampa». «Si tratta invece - aggiungono i vertici del sindacato provinciale - di una storia e di un'esperienza che merita oltre che attenzione anche trasparenza e condivisione progettuale da parte della comunità».
Il sindacato teme che il mancato coinvolgimento in questa fase di studio e di progettazione possa in futuro comportare la presentazione di un lavoro già fatto, sul quale non sarà più possibile intervenire. «È un tema questo - vanno avanti i responsabili di Cgil, Cisl e Uil - che ci vede particolarmente sensibili anche in funzione della rappresentanza di cui siamo espressione e sul qualche contiamo venga aperto quanto prima un confronto fin dall'avvio del percorso di condivisione delle scelte future». Si chiede perciò di conoscere lo stato delle cose. «Anche perché - sottolinea una fonte sindacale - si si spendono centomila euro per uno studio significa che si hanno già idee precise su ciò che si intende fare».
d.l.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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