«Temevo ritorsioni da Cappadona»

Mercoledì 27 Ottobre 2021
«Temevo ritorsioni da Cappadona»
L'INCHIESTA
PADOVA «Quando mi hanno presentato Cappadona era il 2003 e mi dissero che era meglio fare come diceva lui perchè era una persona potente». Questa è solo una parte della testimonianza fiume fornita ieri, davanti ai giudici del Tribunale collegiale, dall'ingegnere Tiziano Pinato nel processo dove è imputato l'ex comandante della squadra di polizia giudiziaria della Procura, il luogotenente dei carabinieri Franco Cappadona accusato di concussione in merito all'appalto per la costruzione del nuovo Centro congressi in Fiera.
Incalzato dalle domande del pubblico ministero Silvia Golin, titolare delle indagini, e dalla presidente Nicoletta De Nardus, Pinato turbato e sofferente ha ricordato di essere stato «...Pressato da Cappadona perchè voleva che a vincere la gara d'appalto per il nuovo centro congressi fosse l'imprenditore Alessandro Lunardi. Io lo assecondavo pur sapendo di non avere alcun potere, ma avevo paura delle sue ritorsioni. Non mi ha mai promesso nulla in cambio, nessun vantaggio in mio favore nemmeno di tipo lavorativo».
I FATTI
La vicenda del Centro congressi è emersa dalle pieghe del processo Arpav, dove Cappadona ha rimediato una condanna, già diventata definitiva, a quattro anni di carcere ed è ancora dietro alle sbarre di una cella del Due Palazzi. Due ex fedelissimi del luogotenente, l'ex direttore dell'ufficio regionale del Genio civile Tiziano Pinato e l'ex direttore amministrativo di Arpav Giuseppe Olivi, entrambi componenti della commissione aggiudicatrice dell'appalto, avevano già ammesso davanti al Gup di aver ricevuto pressioni per orientare l'esito della gara a favore della Sielv, l'azienda di Fossò specializzata in impianti tecnologici, elettrici, meccanici e termoidraulici.
L'amministratore delegato di Sielv aveva partecipato nel 2012, in raggruppamento d'impresa con la capofila CCC (Consorzio cooperative costruzioni) di Bologna, alla gara per la progettazione e costruzione del nuovo Centro congressi con un'offerta a base d'asta di 24,3 milioni di euro. Tra l'allora luogotenente Cappadona e l'imprenditore veneziano sembrava esserci un legame molto stretto. Pinato infatti aveva già detto: «Quando ero nella commissione per la costruzione del nuovo ospedale a Padova Ovest, Cappadona voleva che io dichiarassi che in quella zona c'è un forte rischio idrogeologico. Questo perché voleva favorire Alessandro Lunardi, che si era presentato con un progetto per riqualificare l'attuale ospedale civile. Cappadona mi pressava». Inizialmente il caso pareva destinato all'archiviazione, ma il Gip Mariella Fino aveva ordinato alla Procura ulteriori approfondimenti. E l'ipotesi accusatoria di turbata libertà degli incanti si è trasformata in concussione.
IL RAPPORTO
«Cappadona - ha proseguito in aula Pinato - mi aiutò molto con le decine di lettere minatorie ai miei danni che venivano spedite per conoscenza in Procura e in Regione. Scrivevano che avevo l'amante e che trattavo male i miei dipendenti. Tutte bugie e lui mi aiutava a scagionarmi. Lo frequentavo, sono andato al suo ristorante con amici. Anche a fare la spesa insieme. In un paio di occasioni sono stato pure a casa di Galan, dove era presente l'imprenditore Bertani. Drago mi diceva di stare attento a Cappadona». Bertani era venuto alla ribalta delle cronache locali per la vicenda del Net Center, legata a filo diretto con l'ex maresciallo dei carabinieri Franco Cappadona.
Il militare tra il 2008 e il 2009 ha cercato di costringere Andrea Drago, all'epoca direttore dell'Arpav di Padova, a scegliere come nuova sede dell'agenzia uno spazio all'interno del grattacielo Net Center di via Venezia il cui proprietario era il costruttore Mauro Bertani. «Mi ricorso - ha dichiarato anche Pinato - che una volta Bertani ha regalato un mazzo di fiori alla moglie di Galan». La prossima udienza è stata fissata per il 25 gennaio, in quell'occasione l'altro testimone chiave sarà Giuseppe Olivi.
Marco Aldighieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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