Soffiate a Galan: restano i 2 anni per Cappadona

Martedì 3 Marzo 2020
Soffiate a Galan: restano i 2 anni per Cappadona
L'INCHIESTA
PADOVA I giudici della Corte d'Appello di Venezia, ieri mattina, hanno confermato la condanna a due anni e 5 mesi per Franco Cappadona, l'ex comandante dei carabinieri della polizia giudiziaria in Procura. L'ex militare, difeso dall'avvocato Roberto Boev, era finito alla sbarre per alcune soffiate su indagini in corso ai potenti di turno, come l'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan. Era l'aprile del 2013 quando Cappadona, nei giorni 2, 3 e 17, ha rivelato a Regina Bertipaglia (ex consigliera regionale) che la Guardia di Finanza stava indagando su Giancarlo Galan, l'ex doge. In particolare l'ex maresciallo ha raccontato come le Fiamme gialle stessero svolgendo indagini sulla villa di Cinto Euganeo e per essere sicuro che all'ex governatore del Veneto fosse arrivata la soffiata lo ha anche contattato. E in effetti in quel periodo la Finanza stava svolgendo indagini nell'inchiesta del Mose, indagini che hanno interessato anche villa Rodella poi sottoposta a sequestro. In questo modo l'ex carabiniere ha aiutato Galan a eludere le investigazioni. E poi il 30 gennaio del 2014, Franco Cappadona, ha rivelato a Francesco Luise, che l'amico imprenditore di Piove di Sacco Ivano Sartori era indagato dalla Procura di Padova per il reato di riciclaggio. Ed effettivamente Sartori era finito nel mirino della Guardia di Finanza con l'operazione Miami. Città degli Stati Uniti dove spesso Sartori era andato per affari. L'ex maresciallo invece, sempre in merito alla soffiata a Sartori, è stato assolto per il reato di favoreggiamento. Cappadonna è stato anche condannato perchè nel luglio del 2013 ha informato l'ingegnere Tiziano Pinato, dipendente del Genio Civile, che era sotto intercettazione telefonica per un'indagine per turbativa d'asta sui lavori di messa in sicurezza dopo le alluvioni nel Padovano. L'ex maresciallo dei carabinieri è stato invece condannato in via definitiva a quattro anni per tentata concussione continuata e aggravata. Il militare tra il 2008 e il 2009 ha cercato di costringere Andrea Drago, all'epoca direttore dell'Arpav di Padova, a scegliere come nuova sede dell'agenzia uno spazio all'interno del grattacielo Net Center di via Venezia il cui proprietario era il costruttore Mauro Bertani. In cambio della promessa non accettata da Drago, l'ex direttore dell'Arpav avrebbe dovuto ricevere una tangente di 300 mila euro. Cappadona ha poi consigliato ed esortato Drago con tono e modalità perentorie a soddisfare le pretese di Bertani. Il suo legale, nel tentativo di evitargli il carcere, ha presentato domanda di messa alla prova. E così l'ex capo dei carabinieri in Procura ha chiesto di prestare servizio come volontario in un istituto per anziani della città. Non solo, perchè vuole anche lavorare per il ristorante della moglie a Piove di Sacco dove risiede. I giudici della Cassazione, ai primi di agosto dell'anno scorso, hanno confermato i quattro anni di carcere per l'ex luogotenente accusato di tentata concussione continuata e aggravata. Il prossimo sette di ottobre il Tribunale di sorveglianza di Padova si esprimerà sulle richieste formulate dall'ex carabiniere. L'ex capo dei carabinieri in Procura dovrà lavorare e impegnarsi come volontario. L'impiego principale sarà nel ristorante di proprietà della moglie. Ma dovrà scontare la sua pena anche con il volontariato. Così l'ex militare di origine siciliana, sarà in servizio in un istituto per anziani della città. Il suo mandato sarà agevolare in tutti i modi la permanenza dei pensionati nella casa di cura.
Marco Aldighieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci