Poco plasma iperimmune «Guariti, donate il sangue»

Martedì 10 Novembre 2020
Poco plasma iperimmune «Guariti, donate il sangue»
L'APPELLO
PADOVA Il plasma iperimmune inizia a scarseggiare: l'Ulss 6 Euganea e l'Azienda Ospedaliera chiedono un atto di generosità a chi è guarito dal Covid-19. È chiamato anche plasma dei guariti, l'emocomponente estratto dal sangue di chi ha sconfitto il virus, impiegato già da diversi mesi nel trattamento dei pazienti positivi e in condizioni di salute molto gravi. Nella provincia di Padova c'è bisogno di nuovi donatori che, guariti dal Coronavirus, abbiano prodotto nel loro organismo gli anticorpi in grado di neutralizzare l'infezione. Per poter donare un po' del prezioso emocomponente alla Banca del Plasma della Regione del Veneto, è necessario aver contratto il Coronavirus e risultare ora negativi al tampone. Possono diventare buoni samaritani i guariti dai 18 ai 60 anni, ad esclusione delle donne che hanno avuto gravidanze o aborti, così come delle persone con patologie oncologiche o che hanno ricevuto trasfusioni recenti.
I RECAPITI
Il Centro immunotrasfusionalde dell'Azienda Ospedaliera ha messo a disposizione il numero di telefono 338 659 818, attivo dalle 9 alle 14, ma si possono contattare anche gli altri ospedali della provincia per ricevere informazioni e fissare un appuntamento per il prelievo del plasma. A disposizione ci sono i centri di raccolta sangue dell'ospedale di Schivonia a Monselice, di Piove di Sacco, di Camposanpiero e di Cittadella. Una terapia, quella del plasma iperimmune che anche nel padovano ha dato risultati più che incoraggianti. A fine maggio, per esempio, il primo paziente dimesso dall'Ulss 6 Euganea, trattato con il plasma è stato Andrea, un cinquantenne che vive in un comune della provincia. L'uomo lo scorso 20 aprile si era presentato con febbre alta e difficoltà respiratorie al Pronto soccorso dell'Ospedale Madre Teresa di Calcutta di Schiavonia dove era stato subito sottoposto a tampone, risultando positivo al Covid-19. Il cinquantenne, nel giro di un paio di giorni, è progressivamente peggiorato finendo intubato in terapia intensiva. Considerata la gravità del caso, i medici hanno deciso di sottoporlo alla nuova terapia sperimentale: tre infusioni consecutive di plasma, una al giorno, plasma donato da anonimi ex pazienti guariti, plasma conservato e infuso secondo il protocollo messo a punto dal Dipartimento Immunotrasfusionale Interaziendale diretto da Giustina De Silvestro. Anche grazie a questo trattamento, Andrea è progressivamente migliorato e già il primo maggio ha potuto lasciare la terapia intensiva. A seguire ha dovuto affrontare una settimana di riabilitazione all'Ospedale Pietro Cosma di Camposampiero. Da lì, poi, ha potuto far ritorno a casa.
L'USCITA DAL TUNNEL
«L'aria di casa è sempre la migliore ha spiegato Andrea il giorno delle dimissioni credo che l'impiego del plasma abbia favorito la mia guarigione in tempi abbastanza rapidi. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito, con il loro lavoro, a rimettermi in piedi restituendomi la salute: un grazie veramente di cuore a tutti, dai medici agli addetti delle pulizie. Chi ha conosciuto questo inferno non può che lanciare un invito alla donazione: che è nelle condizioni di farlo, doni. Con me il plasma iperimmune ha funzionato».
«La cura con il plasma dei guariti è promettente, almeno come trattamento bridge, cioè un ponte fino all'avvento del vaccino ha detto il direttore della Terapia intensiva dell'Ospedale di Schiavonia, Fabio Baratto le dinamiche sono allo studio, ma nella maggior parte dei pazienti da noi trattati sta dando risultati incoraggianti». «Il Veneto si conferma all'avanguardia nel cercare nuove strade per il contrasto al Covid-19 ha concluso il direttore generale dell'Ulss 6 Euganea, Domenico Scibetta - Anche noi stiamo dando il nostro contributo».
Alberto Rodighiero
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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