Pfas, proroga dell'emergenza «Ma non basta»

Giovedì 21 Marzo 2019
Pfas, proroga dell'emergenza «Ma non basta»
MONTAGNANA
Pfas, il presidente della Regione Luca Zaia ieri ha chiesto al governo la proroga di un anno dello stato di emergenza per la contaminazione delle falde idriche del Basso Veneto. Tre le province coinvolte: Vicenza, Padova e Verona. Trenta i comuni inseriti nell'Area rossa, quella in cui la concentrazione di veleni è maggiore. «Ben venga la richiesta della proroga afferma Laura Facciolo, una delle referenti delle Mamme No Pfas di Montagnana anche se probabilmente un altro anno non basta. Lo stato di emergenza dovrebbe durare almeno fino alla completa bonifica della falda». Lo stato di emergenza, decretato un anno fa dal Consiglio dei Ministri con deliberazione del 21 marzo 2018 dovrebbe scadere oggi. Ma ieri il governatore Zaia ha inviato una richiesta di proroga fino al 2020 al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Capo del dipartimento di Protezione civile Angelo Borrelli. Il motivo? Avere il tempo necessario a completare le opere acquedottistiche progettate per garantire l'approvvigionamento di acqua non contaminata ai comuni colpiti. Opere per cui il governo ha stanziato 56,8 milioni di euro. Della stesura del piano di interventi emergenziali si è occupato il commissario delegato Nicola Dell'Acqua, nominato a maggio dell'anno scorso. Già coordinatore della Commissione regionale Ambiente e salute e oggi direttore dell'Area Tutela e Sviluppo del territorio della Regione Veneto, all'epoca della nomina Dell'Acqua era direttore generale dell'Arpav. Il piano di interventi emergenziali era stato approvato a dicembre del 2018 dal Dipartimento nazionale di Protezione Civile. Poi, di concerto con i vari enti coinvolti, la Regione aveva avviato la progettazione delle infrastrutture acquedottistiche. «Data la complessità degli interventi, la proroga permette di poter disporre del tempo necessario per l'avvio di tutte le opere, garantendo un flusso costante di informazioni e un aggiornamento costante sullo stato di attuazione direttamente con il Dipartimento di Protezione Civile afferma la Regione in una nota Il tutto a maggior tutela delle comunità e dei territori coinvolti dalla contaminazione». La richiesta della proroga è stata accolta con favore dal gruppo delle Mamme No Pfas di Montagnana, che ora incalzano le istituzioni per ottenere una bonifica del sito Miteni, che nel frattempo ha dichiarato fallimento. Soprattutto alla luce dell'allarmante notizia resa nota la settimana scorsa, quando è emerso che la barriera anti inquinamento posta attorno alla fabbrica di Trissino (Vicenza) non è in grado di fermare tutte le sostanze. «Chi ha inquinato è giusto che paghi, non deve essere la Regione a farsi carico delle spese di bonifica. afferma Laura Facciolo Confidiamo nella giustizia nella speranza che l'inchiesta della Procura di Vicenza (chiusa a gennaio con 13 indagati, ndr) sfoci in un primo processo a carico dell'azienda».
M. E. P.
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