Lo zio Roberto: «Era tutto chiuso, sono entrato: è stato terribile»

Martedì 22 Dicembre 2020
Lo zio Roberto: «Era tutto chiuso, sono entrato: è stato terribile»
IL DOLORE
TREBASELEGHE Roberto Pontin, lo zio paterno di Pietro e Francesca, è stato il testimone della scena del delitto. Non riesce nemmeno a pensarci.
Quella terrificante visione dei corpi straziati del fratello e dei suoi due nipotini continua a tormentarlo, a presentarsi nella sua mente in tutta la sua scioccante crudezza. Ieri mattina, in preda a uno tsunami di emozioni, con gli occhi chiari scavati nelle orbite dal dolore e da una notte insonne, lo zio Roberto ha ricordato velocemente quanto è stato costretto a vedere.
LA TESTIMONIANZA
«Mamma era preoccupata che vedeva ancora le tapparelle abbassate, che era tutto chiuso e mi ha pregato di andare a controllare. Quando ho aperto...». Ma a questo punto si ferma incapace di proseguire nella descrizione dell'orrore che si è presentato ai suoi occhi: i tre corpi, quello del fratello e dei due nipoti, distesi nel sangue.
Roberto Pontin si passa una mano nei capelli, massaggia velocemente le tempie coi pollici e poi porta il palmo sulle palpebre, come a dissolvere quell'immagine terrificante dalla sua mente.
Il pensiero torna a chi è rimasto: l'anziana mamma con il cuore dolosamente spezzato. «Siamo molto preoccupati per mia mamma - parla con la voce ridotta a un flebile fiato -. E ha in mente tanto anche la nuora. Lei è mamma e sa che dolore si prova a perdere un figlio. Non solo Alessandro. Anni fa la morte ci aveva già toccato da vicino, l'altro mio fratello Daniele è morto in un incidente stradale davanti alle scuole elementari a soli 17 anni. Così ora non solo è straziata per i suoi nipoti, ma pensa a Roberta e piange per lei».
CUORE SPEZZATO
«Poteva ammazzarsi lui senza uccidere i figli. Alessandro nella vita me ne ha combinate di tutti i colori. Sono sconvolta per i miei due nipotini e per la loro mamma, perché essendo madre anch'io so che cosa significa questa tragedia». Piange disperata nonna Amabile, 90 anni, mamma di Alessandro Pontin che ha accoltellato gli adorati nipotini Pietro e Francesca al piano superiore della villetta in cui vive in via S. Ambrogio.
La sfogo della donna, raccolto dall'amica Graziella che ieri mattina è andata a visitarla per un saluto amichevole, fotografa lo stato d'animo della famiglia Pontin, devastata dall'omicidio-suicidio avvenuto domenica.
LA VICINANZA
Ieri mattina è stato tutto un via vai di parenti venuti a trovare nonna Amabile e il figlio superstite, Roberto, fratello di Alessandro e zio di Pietro e Francesca.
Tra la gente che arriva e se ne và dal civico 83 di via Sant'Ambrogio, con la testa piena di pensieri e il cuore gonfio di dolore, ieri mattina c'era anche il sindaco Antonella Zoggia accompagnata parroco di S. Ambrogio don Maurizio Bernardi. Dopo un ora di colloquio e di preghiera con la famiglia Pontin, il sindaco è uscito molto provato: «Ci vuole il massimo rispetto per queste persone per bene, tutte vittime di questo gesto inspiegabile. Una famiglia ben inserita nella comunità locale, oggi molto addolorata e sofferente ma dignitosa».
LA MOTIVAZIONE
Il sindaco Zoggia non riesce a capire come possa essere stato possibile un dramma del genere: «I famigliari mi hanno assicurato che non c'era alcun segnale di squilibrio mentale - afferma la prima cittadina di Trebaseleghe -. Nessuno è a conoscenza di una motivazione per arrivare a tanto se non un momento di pazzia: qualche problema tra gli ex coniugi, com'è normale che sia in una coppia separata, ma niente al di fuori della norma. Nulla davvero, per la madre e i parenti di Alessandro, che facesse sospettare minimamente ad un gesto così orribile».
Marina Lucchin
Luca Marin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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