Il Bo fa l'utile ma dopo 10 anni spende più di quanto riceve

Mercoledì 19 Giugno 2019
IL BILANCIO
PADOVA È positivo il bilancio unico d'esercizio dell'Università, che per il 2018 presenta un utile di oltre 9,2 milioni, che saranno reinvestiti in didattica e ricerca, ammodernamento delle aule e reclutamento di docenti dall'estero a tempo determinato. Il Senato accademico ha espresso parere favorevole al cda in merito al conto consuntivo. Ma dopo dieci anni il Bo spende più di quanto riceve.
PROVENTI
I proventi operativi sono in crescita di circa 27 milioni rispetto al 2017raggiungendo circa 571 milioni di euro. Positivo è l'andamento dei proventi propri (in crescita di circa 11 milioni soprattutto per effetto dei progetti competitivi di ricerca), sia quello dei contributi, cresciuti di 15 milioni di euro soprattutto per effetto dei contributi ministeriali destinati ai Dipartimenti di eccellenza. Quanto ai proventi propri, aumentano di 2,2 milioni i fondi da ricerche commissionate e trasferimento tecnologico, segnando +21% rispetto al 2017, soldi che arrivano dal mondo delle imprese per progetti o dottorati. Aumentano anche i proventi di ricerca derivanti da finanziamenti competitivi (dalla Comunità europea e non solo), per 10 milioni in più rispetto al 2017 (+42%). Calano dell'1,6% invece i proventi da contribuzione studentesca (da 96,5 milioni pagati nel 2017, a 95 nel 2018) a causa della riduzione delle tasse e dell'aumento dei rimborsi per la no tax area.
A fronte dell'aumento dei proventi, i costi operativi sono cresciuti di 25 milioni, per un totale di 541 milioni. In particolare, aumentano i costi del personale (+ 5,7 milioni) e i costi della gestione corrente (+ 16 milioni), tra cui assume particolare rilievo la crescita dei costi per il sostegno agli studenti (+7,7 milioni e dei costi di manutenzione (+2 milioni). Nel complesso, la differenza tra proventi e costi operativi è pari a 29,5 milioni di euro, in crescita di 2,5 milioni di euro rispetto al 2017. Il risultato di esercizio è pari a 9.254.338 euro, in aumento di circa 2 milioni di euro rispetto all'esercizio 2017.
«Gli esercizi futuri saranno interessati da una probabile invarianza dei proventi - viene sottolineto nell'analisi del bilancio - dalla crescita delle dinamiche stipendiali, dalle spese per acquisto di beni e servizi e dal consolidarsi del piano degli investimenti. Queste dinamiche produrranno un consistente utilizzo delle risorse di cassa, effetto che è già stato percepito nel corso dell'anno 2018, dal momento che la consistenza di cassa finale è diminuita rispetto all'anno 2017, invertendo per la prima volta un trend di accumulazione decennale».
SEGNO MENO
Per la prima volta dopo dieci anni, il Bo ha speso più di quanto ha ricevuto. Con riferimento all'obiettivo di fabbisogno di cassa assegnato all'Università dal Miur, 327 milioni, i prelevamenti di tesoreria ammontano a 347,45 milioni. L'esubero di 20,45 milioni rispetto è dovuto a più fattori: riduzione delle entrate, mancate riscossioni per tasse studenti, anticipi dei pagamenti delle borse di studio regionali, incremento delle spese per l'edilizia e l'acquisizione di beni durevoli. Le motivazioni sono state espresse dal Bo in una relazione trasmessa al Mef e al Miur e lo sforamento non produrrà penalizzazioni, poichè la Legge di bilancio 2018 prevede che, a decorrere dal 2021, lo sforamento del limite di cassa assegnato dal Miur per l'anno precedente verrà recuperato sulle risorse ordinarie assegnate dal ministero, nel rispetto del principio di proporzionalità.
INVESTIMENTI
L'utile 2018 sarà poi destinato alla copertura economica di diversi interventi. In particolare, 1,5 milioni andranno nel progetto Aule Smart (ammodernamento degli spazi), 2,5 milioni per le infrastrutture didattiche, 2,5 per infrastrutture di ricerca. 755 mila euro saranno accantonati per il rafforzamento patrimoniale, tenuto conto della dinamica del piano pluriennale degli investimenti. È stato poi proposto un finanziamento straordinario di 2 milioni per il progetto di reclutamento di docenti internazionali a chiamata, che lavoreranno per l'università con contratti da tre a cinque anni.
Elisa Fais
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