Don Tiziano: «Non so chi abbia ucciso Willy»

Venerdì 2 Novembre 2018
Don Tiziano: «Non so chi abbia ucciso Willy»
CORREZZOLA
É sulla graticola da una trentina d'anni. Anziano collaboratore della diocesi di Padova, don Tiziano Bruscagin è indagato nell'inchiesta legata all'omicidio di Willy Branchi, ucciso nel 1988 a Goro, in provincia di Ferrara. Dopo un lungo stallo l'attività investigativa sul grave fatto di sangue è stata riaperta e la figura del sacerdote è tornata di scottante attualità. Ormai ottantenne, collaboratore nella parrocchia di Villa del Bosco, il sacerdote potrebbe conoscere, secondo l'accusa, l'identità dell'assassino di Branchi. Si ipotizza che poco dopo l'omicidio don Tiziano, durante una confessione, abbia appreso chi fosse l'assassino di Willy Branchi. Tesi che il prete ha sempre smentito davanti ai giudici. In queste ore si registra un botta e risposta tra il suo legale e quello della famiglia di Willy Branchi. Secondo il legale di don Tiziano, Milena Catozzi, «il motivo per cui il caso non è stato risolto per 30 anni si deve a carenze e lacunosità in merito alle indagini del 1988 e del 1996». La replica della famiglia Branchi: «Non si comprende sulla base di quali elementi il legale dell'ex parroco di Goro affermi questo, visto che per le indagini del 1988 non venne nemmeno aperto un fascicolo di indagine». La vicenda è tutt'altro che chiusa: il legale di don Bruscagin ribadisce che il suo assistito «non ha mai ricevuto fuori o dentro il confessionale confidenze da testimoni diretti del fatto. Il suo ricordo è ora quello di una persona di 80 anni, non più nitido come avrebbe potuto esserlo 30 anni fa». Il legale del prete respinge le accuse mosse dalla Procura sostenendo che l'unico che ha cercato di collaborare alle indagini è stato proprio don Bruscagin e che il suo rammarico più grande non è quello di rischiare un processo, ma che «queste indagini si stiano, purtroppo, arenando sulla sua persona in base a sospetti privi di fondamento e che così la ricerca della verità resta in secondo piano e sempre più lontana«. La famiglia Branchi ribatte con un appello: «Mentre don Tiziano Bruscagin si rammarica del fatto che l'indagine si stia arenando sulla sua persona, dovrebbe pensare, soprattutto per il ruolo che riveste e che ha rivestito per un'intera vita, che il rammarico di questa famiglia è quello di aver perso un figlio e un fratello quando aveva appena 18 anni, trucidato da persone malvagie, senza aver fatto nulla per meritarsi una simile orrenda fine. Ovviamente porteremo avanti la nostra battaglia alla ricerca della verità».
C.Arc.
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