Dicevi "carne" e pensavi a Franco Grosoli, al suo impero che tra gli anni

Sabato 29 Novembre 2014
Dicevi "carne" e pensavi a Franco Grosoli, al suo impero che tra gli anni Cinquanta e Sessanta governava praticamente su tutt'Italia, strategicamente studiato così bene, e con processi talmente innovativi, per l'epoca, da far conquistare a quel capitano d'impresa i salotti buoni della finanza. Tanto che veniva chiamato da molti a facilitare o consigliare sui mercati stranieri. Ad esempio per la Cina, dove Grosoli fu chiamato da Fiat a spianare la strada per uno sbarco promettente, un paese e un mercato nuovo e potenzialmente infinito, dove lui era già noto per aver introdotto moderne tecniche del taglio di mezzene.
Franco Grosoli si era trasferito a Montecarlo negli anni Settanta, prudentemente convinto dalle forze dell'ordine padovane, allertate da voci su un suo possibile rapimento. I tempi erano quelli: la sede dell'associazione degli imprenditori, in via Anghinoni, era blindata e sbarrata, sorvegliata a vista da agenti. Chi entrava ed usciva veniva scortato. Grosoli si decise, non volendo mettere a rischio la vita sua e della famiglia. Specie quella dell'adorata moglie.
«È una storia bellissima - ricorda Giustina Destro, molto amica della famiglia Grosoli -, un amore d'antan». Perchè il matrimonio di Grosoli con Rosanna Carteri, nel '59, mise fine contemporaneamente a due carriere: quella di playboy di lui, e quella di soprano di lei, una delle voci che seppero incantare Toscanini, giudicata alla pari con quelle di Callas o Tebaldi, mitica nei duetti con Di Stefano o Del Monaco, incantevole nelle performaces davanti allo Scià di Persia o la regina d'Inghilterra. Così come nelle apparizioni televisive nei Caroselli o a "Il Musichiere" di Mario Riva (ricordate il brano "Quando vien la sera"), o al cinema al fianco dell'amico Alberto Sordi (ne "Mi permette babbo?").
Fu un fidanzamento da gossip, con i due ogni giorno seguiti da vicino dai paparazzi, fino al matrimonio sfarzesco, a Verona. Dopo di allora, per Carteri furono ancora pochi concerti, poi il ritiro definitivo dalle scene, ma un'unione di cui entrambi non si sono mai più pentiti.
Con il trasferimento di Franco a Montecarlo, l'impero Grosoli cominciò a sgretolarsi. I cento tir al giorno in partenza dal gigantesco stabilimento di Cadoneghe si assottigliarono via via fino a sparire del tutto. «Va ricordata comunque - aggiunge Destro - la profonda crisi che stava iniziando a tormentare tutto il settore. Di più, Franco non poteva più seguire da vicino, giorno dopo giorno, la sua azienda, e ben presto le cose precipitarono».
Franco e il fratello Adriano si ritirarono definitivamente negli anni Ottanta, ed anche il tentativo della Regione - guidata da Franco Cremonese - di trasformare l'azienda nel centro di lavorazione della carne più importante d'Italia (il Corezoo) presto naufragò. Da lì, seguì un lungo periodo di abbandono di tutta l'area di Cadoneghe, di degrado, di banche, liquidatori e aste deserte.
«Franco Grosoli, comunque, al di là delle vicende che segnarono la fine del gruppo, fu davvero un imprenditore lungimirante e innovativo - dice Giustina Destro -, un amante del bello e un grande mecenate». «È stato colui che mi ha assunto al Maap 11 anni fa - ricorda Francesco Cera, il direttore del mercato -, un maestro di lavoro e di vita. Il suo più importante insegnamento: affrontare il ruolo manageriale e la guida delle persone con attenzione costante anche ai piccoli particolari e con la tenacia di perseguire grandi sogni e grandi obiettivi senza mollare mai. Una persona forte e buona allo stesso tempo».
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci