Contin fonda l'associazione La Rete: «Noi siamo una voce fuori dal coro»

Domenica 10 Gennaio 2021
Contin fonda l'associazione La Rete: «Noi siamo una voce fuori dal coro»
L'INIZIATIVA
PADOVA Una parte di baristi e ristoratori padovani sembra non sentirsi più difesa dalle associazioni di categoria, in un momento drammatico per il settore con le chiusure forzate dettate dalla pandemia. A capo degli ammutinati c'è Federico Contin, meglio conosciuto come l'assessore allo spritz o il re dello spritz. Una ribellione nata dal basso e costruita attorno alla associazione La rete creata ad arte dall'ideatore della manifestazione il Naviglio, per dare una voce diversa e fuori dal coro ai lavoratori della ristorazione e anche del turismo. L'obiettivo è raccogliere più iscritti possibili, attraverso il sito www.associazionelarete.eu, per poi sfilare in corteo per le calli di Venezia. Contin, 48 anni padre di famiglia, da quattro anni è titolare dell'osteria San Leonardo di via San Pietro, in pieno centro, e imprenditore con la società Orange Italia Srl pronta a mettere sul mercato lattine di spritz e di vino. Insomma, un vero esperto del settore ristorazione. Ora è anche presidente dell'associazione La rete, insieme al padovano Andrea Malvestio in carica come vice presidente.
Perchè non vi sentite più rappresentati dalle associazioni di categoria?
«Perchè sono immobili, come è immobile la loro forma di protesta. Noi non mettiamo in discussione l'esistenza del virus. Anzi, io lo scorso agosto sono stato ricoverato per cinque giorni in ospedale perchè avevo il Covid. Ma se non agiamo, rischiamo tutti di andare sul lastrico. La protesta va si incanalata in forme civili e nel rispetto della legge, ma deve essere forte e costruttiva».
Come è nata l'idea dell'associazione?
«La protesta deve essere strutturata, così dopo avere sentito baristi, ristoratori, ma anche lavoratori del turismo, ho pensato di dare vita a una associazione e l'idea è piaciuta. Adesso speriamo di raccogliere più iscritti possibile».
Ma vi ponete come antagonisti delle associazioni di categoria?
«Assolutamente no, siamo del tutto estranei a quelle dinamiche. Come siamo estranei a schieramenti politici e a giochi di partito. Anche perchè la politica non ha fornito alcuna soluzione ai nostri problemi. Alla nostra associazione si può iscrivere chiunque».
Qual è il vostro obiettivo?
«Fare capire che bar e ristoranti sono i luoghi igienicamente più sicuri dove può andare una persona. Ogni anno riceviamo almeno un paio di ispezioni da parte dei carabinieri del Nas e dell'Ulss. Siamo costretti a mantenere tutto pulito, eppure il Governo non ci permette di lavorare. Ma vengono lasciati aperti negozi e altre attività commerciali dove la gente si ammassa, ed è in queste occasioni che si rischia di essere infettati».
Quale sarebbe la vostra soluzione?
«Avevamo già proposto al Comune agli inizi di dicembre le guardie sanitarie. Ogni bar e ogni ristorante per tenere aperto avrebbero dovuto ingaggiare un buttafuori, con il compito di registrare i clienti in entrata, misurare loro la temperatura, invitarli a igienizzarsi le mani e a stare distanziati».
E poi cosa è successo?
«Non se ne è fatto più nulla. Sia l'amministrazione comunale e sia le associazioni di categoria hanno frenato. L'idea non è piaciuta, ma io credo sia la principale strada per uscire dalla crisi».
Insomma, le associazioni di categoria sono il vostro nemico?
«Ma no, però dovrebbero ammettere pubblicamente di non essere in grado di gestire i problemi di baristi e ristoratori legati alla pandemia. Non hanno avuto una sola idea e non sono riusciti a imporsi. Il risultato è il tracollo del settore».
Per idee cosa intende?
«Ad esempio, nessuna associazione di categoria si è battuta nel tentativo di creare un decreto legge, uno di quelli che piacciono tanto al Governo, per bloccare gli affitti di bar e ristoranti. Se non si lavora, come si fa a pagare l'affitto del locale? Ecco, questo è un punto cardine della nostra associazione. Vogliamo bloccare gli affitti».
Quando organizzerete una manifestazione?
«Spero a breve, appena si ritorna in zona gialla. Come città abbiamo scelto Venezia, vogliamo sfilare nella città più rappresentativa della regione».
Marco Aldighieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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