Chiuso un hotel su 2, si salvano le terme

Mercoledì 12 Agosto 2020
I NUMERI
PADOVA Tendenti allo zero. Questo il numero di prenotazioni negli alberghi di Padova, così poche che almeno la metà degli alberghi di città e provincia hanno deciso di restare chiusi. «In una settimana ho ricevuto solo due telefonate, solo per fare un esempio che ho vissuto da vicino dice Monica Soranzo, presidente degli albergatori Ascom Padova . Ho chiuso anche io, messo i dipendenti in cassa integrazione. Ne ho approfittato per fare dei lavori di sistemazione all'interno dell'albergo. Non ha senso tenere aperto per due camere occupate, sarebbero più le spese che i guadagni». E così hanno scelto di fare in molti. La maggior parte degli alberghi padovani, in città e in provincia, sono a conduzione familiare, con pochi dipendenti e sono i primi ad aver deciso di chiudere. Prenotazioni o meno, le spese fisse ci sono e tanto vale cercare di ridurre almeno quelle relative alle bollette e ai consumi. Decisioni sofferte ma inevitabili per riuscire a restare a galla.
LA SITUAZIONE
«Anche hotel grandi e importanti come il Galileo di via Venezia o il Net Tower di via San Marco non hanno riaperto dopo il lockdown fa sapere Soranzo . Sono chiusi da marzo e forse riapriranno a settembre. Ma si vedrà. Per le città d'arte questo è un momento drammatico. I turisti sono mordi e fuggi, arrivano in giornata e se ne vanno. Gli stranieri sono pochissimi e gli italiani che fanno una gita fuori porta non si fermano a dormire. Riescono ad andare avanti gli hotel di provincia, dove la scelta è ridotta e quasi obbligata. Oppure gli alberghi nei dintorni di Schiavonia dove forte è l'influenza dell'ospedale, tra lavoratori che vengono da fuori o i parenti di pazienti ricoverati». Capita anche che ci sia qualcuno che chiami per la sera stessa, all'ultimo momento, ma trova l'albergo chiuso. O uno sportivo che deve partecipare a un torneo e quindi ha bisogno di restare a Padova una notte.
I LOCALI
«Lo vediamo anche nei bar e nei ristoranti questo calo conferma Filippo Segato, segretario di Appe . In centro storico si vede qualche tedesco o austriaco ma nulla più. Americani e giapponesi sono spariti, l'anno scorso erano davvero tanti. Si lavora quasi solamente con gli italiani e al ristorante è difficile capire se si tratti di turisti, di padovani o di persone che vengono da località vicine. In ogni caso, lavoriamo un po' meglio rispetto a un paio di mesi fa: se nei momenti più bui perdevamo 1 milione di euro al giorno, adesso la perdita di fatturato si attesta intorno ai 500 o 600 mila euro».
TERME E COLLI
Respira meglio il comparto termale e la zona dei Colli Euganei, anche se pure qui si lavora con turisti locali più che stranieri, comunque leggermente più presenti rispetto alla città. «Nel periodo di Ferragosto abbiamo il 70 per cento delle camere occupate, contro il 95/100 per cento degli anni scorsi riferisce Marco Gottardo, direttore degli albergatori Ascom Abano e Montegrotto . Solo il 20 per cento delle persone viene dall'estero, sono la metà rispetto a prima del virus. Ora si preferiscono soggiorni brevi, di circa tre giorni, e non ci sono gruppi organizzati. Vendiamo meno servizi accessori come massaggi, pranzi o cene, e i prezzi da molti sono stati abbassati per invogliare i turisti a venire: questo ha fatto sì che la riduzione del fatturato si sentisse ancora di più». Il weekend di Ferragosto sicuramente vedrà un lieve aumento di presenze rispetto ai giorni precedenti, un aumento che si intravede anche nel settore della ristorazione. «Con questo caldo i padovani vanno sui Colli per trovare temperature più miti e ne beneficiano i ristoratori continua Segato . Certo, non siamo ai livelli normali però è meno peggio di quanto ci aspettassimo. Teniamo in considerazione anche il fatto che molti padovani non andranno in vacanza in luoghi lontani come avrebbero fatto se non ci fosse stata la pandemia, quindi si concedono una cena al ristorante in più. E questo ossigeno è ovviamente ben accetto».
Silvia Moranduzzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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