Bertin, Ascom: «È inutile aprire i negozi fino alle 21»

Sabato 5 Dicembre 2020
Bertin, Ascom: «È inutile aprire i negozi fino alle 21»
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PADOVA Fortemente critico con il nuovo DPCM illustrato dal premier Conte il presidente di Confcommercio Veneto Patrizio Bertin. «Un Dpcm tarato sulle grandi città: esattamente il contrario di ciò che esprime il nostro territorio. Che la salute sia al primo posto non si discute, però stabilire una serie infinita di divieti senza spendere una parola su come si potrà intervenire in favore di migliaia di imprese che, senza il Natale, saranno costrette a chiudere, non è eticamente corretto - esordisce Bertin - non convince sia il divieto di spostamento tra Comuni che l'estensione dell'apertura dei negozi alle 21. Condivido pienamente ciò che ha sottolineato il presidente Zaia quando obietta che non è la stessa cosa muoversi all'interno di un Comune come Roma o, per quanto ci riguarda, come Barbona o Battaglia Terme. I nostri ristoranti sui Colli, seppur aperti a mezzogiorno a Natale, Santo Stefano e Capodanno a chi daranno da mangiare? Alla famiglia, però massimo 4 persone, che abita vicino?».
Anche per quanto concerne l'estensione dell'orario dei negozi Bertin nutre forti dubbi. «Dopo le 18, ma anche prima le strade sono deserte. A cosa serve l'estensione dell'orario? A caricarci di nuovi costi che i commercianti stanno sostenendo per aggiornare i registratori di cassa in vista dell'avvio della lotteria degli scontrini. Un'operazione che avevamo chiesto, visto il momento, fosse posticipata chiude evidentemente c'è poco spazio, nella mente del Governo, per il nostro mondo che non è fatto solo di imprenditori in gravissime difficoltà, ma anche di dipendenti che guardano ogni giorno di più con terrore alla concreta possibilità di non avere più un posto di lavoro».
Sulle restrizioni imposte dal Governo interviene Maurizio Francescon, direttore Confesercenti che punta il dito contro le disparità che si sono create tra gli esercenti. «La chiusura dei negozi nei centri e nelle gallerie commerciali nei festivi e prefestivi è un grande errore. Si tratta di un provvedimento profondamente iniquo di fronte al fatto che le grandi strutture di vendite sono aperte. Continuare ad obbligare i negozi dei centri e delle gallerie commerciali in tutto il territorio nazionale a chiudere nei giorni festivi e prefestivi è un grave errore, da correggere subito - afferma - a dicembre, i giorni festivi e prefestivi sono 13, con uno stop di quattro giorni dal 5 all'8 dicembre, proprio all'inizio della corsa ai regali. Si crea non solo un danno economico irreparabile alle imprese, ma si introduce anche un elemento distorsivo della concorrenza: negozi della stessa tipologia, all'esterno dei centri commerciali, potranno infatti rimanere aperti, per non parlare dell'online».
«Già due settimane fa - continua - Confesercenti ha presentato istanza di ricorso al Tar per la stessa questione. Adesso Confesercenti sta procedendo ad un nuovo ricorso, chiedendo la sospensione cautelativa immediata della misura. Si tratta infatti di un provvedimento contraddittorio e penalizzante, che si accanisce solo ed esclusivamente su una porzione di esercenti, scegliendoli in modo del tutto arbitrario, perché si stabilisce la chiusura dei negozi solo sulla base della dislocazione».
«Una scelta che infligge un colpo durissimo ai circa 80mila negozi non alimentari dei centri commerciali (quasi 700 in provincia di Padova) per i quali oltre al danno c'è la beffa: le imprese dei centri commerciali, nella zona gialla, non hanno diritto a ristori».
Luisa Morbiato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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