Banche raggirate, in otto a processo

Mercoledì 1 Maggio 2019
Banche raggirate, in otto a processo
BAGNOLI
Individuavano società inattive con partite Iva ancora aperte. Le acquisivano servendosi di prestanome, spesso pagando poche migliaia di euro, e poi simulavano una florida attività con falsi clienti, false fatturazioni e bilanci gonfiati. L'obiettivo era quello di ottenere linee di finanziamento. Bancarotta fraudolenta e truffa continuata. Queste le accuse a vario titolo per le quali rischiano di finire a processo in otto. Dovranno presentarsi il prossimo 8 maggio davanti al giudice dell'udienza preliminare Claudio Marassi Mauro Callegari, 61 anni, di Codigoro (Ferrara) e Maurizio Lucchesi, 68 anni, di Forlì, finiti entrambi in carcere nel settembre scorso, Giuseppe Baglioni, 44 anni, di Anguillara Sabazia (Roma), Renata Maria Dabrowska, 50 anni, di origini polacche, irreperibile, Mirta Debbi, 60 anni, di Ospedaletto Euganeo, Giuseppe Cherobin, 61 anni, di Oppeano (Verona), Dario Desirò, 49 anni, di Piove di Sacco e Fabio Matterazzo, 44 anni, di Campolongo Maggiore. Lungo l'elenco delle presunte vittime: potranno costituirsi parte civile Banca Adria, Banca Annia, Banca Finint Spa, Centroveneto Bassano Banca, Banca Popolare dell'Emilia Romagna, Banca Patavina, Veneto Banca e Banca Nazionale del Lavoro, oltre ai curatori di Emme V, società spostata da Bergamo a Bagnoli e fallita l'anno scorso, Mec Italia, fallita anch'essa nel 2018, e Dany Lamp Floor, saltata cinque anni fa.
IL GIOCHETTO
I titolari delle società, regolarmente intestate a prestanome, presentavano alla Camera di Commercio bilanci artefatti. Dando dimostrazione di ottimi indici patrimoniali e finanziari, si rivolgevano alle banche riuscendo ad ottenere mutui e prestiti da svariate centinaia di migliaia di euro. Quelle società, però, erano solamente delle scatole vuote. Quando incassavano i soldi i truffatori spostavano tutto su altri conti, nella maggior parte dei casi all'estero, e poi scomparivano.
Sono una quindicina le operazioni truffaldine scoperte dalla Guardia di finanza: Callegari e Lucchesi avrebbero utilizzato, assieme al vecchio titolare Cherobin, e con la complicità di collaboratori e prestanome, la società Emme V Srl, con sede a Conselve, per rastrellare denaro. Con bilanci artefatti, contratti di locazione di capannoni nella zona industriale di Bagnoli e simulazioni di attività commerciali, avrebbero ottenuto nel 2017 un mutuo di 150 mila euro da Banca Finint Spa, dell'identica somma da Centroveneto Bassano Banca, ancora un finanziamento di 400 mila euro da Banca Adria e di 330 mila euro da Banca Annia.
Callegari e Lucchesi, con la complicità di Bagnoli, avrebbero adoperato allo stesso modo Dany Lamp Floor, con sede a Saonara, riuscendo ad ottenere, nell'arco del 2014, oltre due milioni di euro complessivi da nove istituti di credito, disseminati tra Veneto, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Puglia. Con Mec Italia Srl, registrata a Piove di Sacco, sarebbero riusciti a farsi concedere ulteriori finanziamenti per circa un milione di euro da Banca Popolare dell'Emilia, Popolare di Vicenza e Unicredit. I due faccendieri avrebbero infine costituito la ditta individuale Debbi Mirta per ottenere finanziamenti dietro presentazione di fatture per lo smobilizzo di crediti: cinque le banche raggirate per circa mezzo milione di euro.
Luca Ingegneri
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