Zero Pfas in zona rossa, obiettivo centrato

Giovedì 19 Ottobre 2017
LE ANALISI
PADOVA Zero Pfas era l'obiettivo? Che Zero Pfas sia. L'acqua che dalle fonti entra negli acquedotti che riforniscono i 21 Comuni della zona rossa contaminata dalle sostanze perfluoroalchiliche è letteralmente a Pfas zero da quando sono stati installati i nuovi filtri nelle fonti interessate dall'inquinamento. L'ufficialità del dato è arrivata ieri, nella sede Arpav di Padova. A battezzare la nuova èra priva di Pfas sono stati il direttore generale dell'Agenzia regionale per l'ambiente, Nicola Dell'Acqua, e l'assessore regionale all'Ambiente, Giampaolo Bottacin.
I NUMERI
I rilievi eseguiti martedì sull'acqua distribuita nell'epicentro del terremoto Pfas, fra Brendola, Lonigo e Sarego, presentano concentrazioni di Pfoa, Pfos e Pfas inferiori al limite quantificabile dalla strumentazione. Ovvero meno di 5 nanogrammi per litro d'acqua. La soglia minima vale per tutti gli acquedotti e per ogni composto finito nel mirino della Regione. Lunedì la situazione era identica, con qualche sforamento relativo al Comune di Brendola per la rete gestita da Acque del Chiampo. La somma di Pfoa e Pfos in questione aveva toccato quota 27, mentre quella degli altri Pfas era ferma a 17. Tutto comunque all'interno della soglia istituita a fine settembre dal governo veneto. Si tratta di dati che da soli dicono poco su di una faccenda estremamente complessa, ma che se vengono messi a confronto con i risultati delle analisi pre-filtro assumono tutta un'altra dimensione. In un giorno qualsiasi della settimana scorsa, infatti, i prelievi in uscita a Lonigo nella rete delle Acque Veronesi confermavano un picco di Pfoa lineare pari a 94 nanogrammi per litro, con la somma di Pfoa e Pfos a quota 110 e gli altri Pfas che sfioravano i 160. Il 5 di questo mese le cose erano andate anche peggio, con un picco di 191 nanogrammi di Pfoa a Lonigo, una somma pari a 215 e gli altri Pfas sopra i 280 nanogrammi.
LE VALUTAZIONI
Arpav e Regione, quindi, confermano che l'obiettivo è stato raggiunto. «Ciò è stato possibile grazie agli interventi attuati dai gestori spiega Dell'Acqua che, oltre alle modifiche importanti alla rete acquedottistica fatte in questi anni, hanno attivato celermente la doppia filtrazione in serie su letto di carboni attivi». Il doppio filtro rappresenta il quid in grado di ridurre in modo drastico la presenza delle sostanze perfluoroalchiliche. I filtri verranno sostituiti ogni due o tre mesi «per garantire nel tempo tale performance annuncia il direttore di Arpav inoltre, nelle prossime settimane, verificheremo i punti di erogazione dell'acqua potabile nelle scuole».
Il pacchetto di interventi costerà due milioni e mezzo di euro. Metà li ha già messi la Regione, che ha intenzione di andare a battere cassa da chi ha inquinato. L'identità del soggetto al quale chiedere i danni, però, al momento risulta sconosciuta. Miteni, l'azienda di Trissino nella cui proprietà viene localizzata l'origine degli sversamenti, punta il dito sulle precedenti gestioni del sito produttivo. E il filo s'ingarbuglia. «La Regione ha già anticipato 1,2 milioni ribadisce intanto Bottacin che ci riserviamo di recuperare rivalendoci su chi ha inquinato». Ci sono buone notizie anche per chi temeva che il maxi intervento finisse in bolletta. «Il massimo costo stimato per chi risiede nei Comuni della zona rossa rivela Dell'Acqua potrebbe essere, a partire dal 2019, di un euro l'anno a persona». Chiunque può andare a verificare i dati, dato che i risultati degli accertamenti sono pubblicati in diretta nel sito www.analisipfas.it.
Ferdinando Garavello
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