Migranti, processo sul centro di Cona I prefetti veneti salvati dal Viminale

Sabato 17 Ottobre 2020
Migranti, processo sul centro di Cona I prefetti veneti salvati dal Viminale
IL PROCESSO
VENEZIA Il ministero dell'Interno grazia gli ex prefetti, vice e funzionari della Prefettura di Venezia a rischio processo per le presunte irregolarità nella gestione del Centro migranti di Cona - ora chiuso - e non si schiera parte civile contro di loro. Il Viminale chiederà risarcimenti solo ai privati per cui la procura di Venezia ha proposto il dibattimento. La decisione tocca da vicino gli ex prefetti Domenico Cuttaia, 66 anni, e Carlo Boffi Farsetti, 67, succedutisi a Ca' Corner dal 2012 al 2018, entrambi accusati di aver comunicato in anticipo ai responsabili del centro migranti l'arrivo di alcune ispezioni. Salvati dal Viminale anche due viceprefetti e tre funzionari della Prefettura lagunare. Se dovessero essere condannati, ha spiegato in udienza l'Avvocatura dello Stato, per loro ci sarà un procedimento alla Corte dei Conti. È questa la novità dell'udienza preliminare di ieri (nel quale Cuttaia non era imputato per via di uno stralcio che non lo solleva, al momento, dall'accusa), celebrata dal giudice Francesca Zancan, che ha ammesso come parte civile anche l'Asgi, l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione.
L'udienza è stata poi rinviata per permettere la citazione come responsabile civile di Edeco, l'ex Ecofficina, la coop mangia-tutto negli appalti per la gestione dei migranti, gestita dal padovano Simone Borile e dalla moglie Sara Felpati, anche loro a rischio processo per la gestione di Cona. In caso di condanna degli imputati, anche la società Edeco dovrà quindi pagare i risarcimenti. Mentre l'ex prefetto Boffi Farsetti ha confermato ieri la sua decisione di essere processato con il rito abbreviato il 10 novembre. La sentenza arriverà il 26 novembre, quando il gup Zancan si pronuncerà anche sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dai pm Federica Baccaglini e Lucia D'Alessandro.
LE ACCUSE
Due i filoni d'inchiesta: il primo riguarda alcune visite ispettive che, secondo i magistrati, si sarebbero dovute svolgere a sorpresa all'interno del centro di Cona e che, invece, sarebbero state preannunciate per favorire il gestore stesso (Edeco e Borile); il secondo filone riguarda una presunta truffa e frode nell'adempimento di obblighi contrattuali che vede sotto accusa l'amministratore di fatto di Edeco, Simone Borile, assieme ad altri suoi soci e collaboratori. In un'ipotesi di frode risulta indagato anche l'ex prefetto Cuttaia, al quale viene contestato di aver procrastinato due ispezioni della Ulss. Per questa imputazione sono chiamati in causa anche Borile, la moglie Sara Felpati e il rodigino Gaetano Battocchio, rispettivamente vice e presidente di Edeco.
Ai viceprefetti veneziani Vito Cusumano e Paola Spatuzza viene contestata la rivelazione di segreto d'ufficio e falso, relativi ad episodi che risalgono al periodo compreso tra 2015 e 2017. Rischiano il processo altri tre funzionari di Ca' Corner: Rita Francesca Conte, Gabriele Ballarin e Luciano Giglio, accusati di aver avvisato in anticipo di alcune visite.
Borile, Felpati, Battocchio e la direttrice di Edeco, Annalisa Carraro, sono accusati anche di truffa e frode nell'esecuzione del contratto siglato con lo Stato per la gestione del Cas di Cona: avrebbero fatto lavorare nel centro meno dipendenti di quanti erano previsti nell'offerta di contratto. La procura, poi, contesta l'impiego di medici e infermieri con turni e orari di servizio inferiori al previsto, oltre al subappalto del servizio, dal dicembre del 2016, alla coop Cba Group avvenuto senza comunicazione. Per quest'ultima mancanza (una contravvenzione) è accusato anche l'amministratore di Cba Group, il medico padovano Marco Arboit.
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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