Nuova Alitalia, il nodo delle nomine

Sabato 29 Agosto 2020
IL CASO
ROMA Sarà Delta Airlines il partner commerciale di Alitalia. Il via libera agli americani sarebbe arrivato dopo una attenta analisi costi-benefici non solo dai nuovi vertici della compagnia tricolore, ma dal governo. Di certo l'imprimatur di Palazzo Chigi spiazza Lufthansa che pur essendosi mossa per prima non ha affondato il colpo e lasciato il negoziato in sospeso. L'esecutivo ha dato anche disco verde alla composizione della nuova flotta. E anche in questo caso l'americana Boeing avrà un corsia preferenziale visto che i velivoli di lungo raggio saranno tutti made in Usa; ad Airbus toccheranno quelli per il medio e corto raggio. Per gli altri costruttori non ci sarà spazio e questo proprio nell'ottica della razionalizzazione dei costi e della manutenzione. Non è chiaro se Delta abbia accettato in prospettiva un coinvolgimento nell'azionariato, sicuramente ha offerto una collaborazione su vasta scala per le rotte verso l'America che ha convinto l'Ad Fabio Lazzerini a chiudere il cerchio (verranno moltiplicate le rotte verso New York e altre città Usa, ma anche verso l'America centrale e quella del Sud).
IL FRONTE
Del resto, su questo fronte Lufthansa aveva poche carte a disposizione. Se il capitolo alleanze è di fatto sistemato, con Alitalia che resterà in Sky Team, quello interno delle nomine resta ancora aperto. Ed è proprio di questo che i quattro ministri che hanno il dossier sul tavolo (Gualtieri, De Micheli, Patuanelli, Catalfo) si stanno occupando. Dopo la scelta dell'Ad e del presidente, condivisa a livello politico e ben accetta anche dai sindacati, lo scontro in atto tra 5Stelle e Pd riguarderebbe la figura di direttore generale e quella del cfo. Non c'è intesa su Giancarlo Zeni, che vorrebbe essere riconfermato e che gode del supporto dei grillini, più freddi i Dem che sarebbero a caccia di una figura diversa, con maggiore esperienza internazionale. Anche le tensioni interne ai due partiti complicano la scelta, ma il tempo stringe e non è escluso che il presidente Giuseppe Conte, spazientito per il tiro alla fune che dura da troppe settimane, non decida di affrontare il dossier per completare il puzzle nomine. Senza una prima linea manageriale adeguata, sarà infatti difficile gestire la ripartenza della compagnia e i 3 miliardi di dote finanziaria che lo Stato ha concesso. In arrivo quindi una sorta di moral suasion da Palazzo Chigi per convincere Pd e 5Stelle a sedersi al tavolo e siglare la tregua. Il ruolo del dg è infatti cruciale nella compagnia e nessuno nella maggioranza vuole commettere errori.
LE RICHIESTE
In attesa del vertice dei ministri su piano industriale e varo della Newco, il sindacato chiede chiarezza. «Vogliamo un incontro - dice Claudio Tarlazzi, segretario generale della Uil Trasporti - con la ministra De Micheli perché intendiamo partecipare al confronto sul piano industriale e non vogliamo decisioni prese sulle teste dei lavoratori». La Newco, sempre secondo la Uil, «deve garantire investimenti su flotta, manutenzione, handling e cargo mantenendo tutto il perimetro occupazionale». Il sindacato è favorevole alla costituzione di una holding per Alitalia in grado di superare l'esame della Ue e dare un taglio deciso alle gestioni passate. Ma la «discontinuità chiesta dal'Europa - conclude Tarlazzi - deve essere garantita con una diversa articolazione societaria che comunque deve prevedere il mantenimento di handling e manutenzione, attraverso società interamente controllate dalla holding Alitalia, ovvero la discontinuità non si rappresenta con gli esuberi del personale». Proprio quello che prevede la bozza del piano industriale con l'adozione del modello Tap per Alitalia, ma che ora va messo nero su bianco per poter fare decollare davvero la compagnia di Stato.
Umberto Mancini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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