Jean Clair, celebre critico francese, noto per aver organizzato la Biennale del

Venerdì 23 Giugno 2017
Jean Clair, celebre critico francese, noto per aver organizzato la Biennale del Centenario nel 1995, non ha risparmiato critiche. Anzi, è andato giù con l'accetta. L'occasione è stata il Dialogo sulla pittura, organizzato dalla Fondazione Musei civici al Museo Correr, con la direttrice Gabriella Bella. Clair ha sparato a zero e con piglio deciso ha preso le distanze dal gigantismo nell'arte contemporanea.
E lo ha fatto con una serie di immagini: una grande nave da crociera in Bacino San Marco, scegliendo la famosa foto di Gianni Berengo Gardin; e poi il grande Demone alto sette metri realizzato da Damien Hirst e esposto a Palazzo Grassi. «Il gigantismo - ha detto - confermano una società minacciosa, un'entità fatta di violenza. E tutto ciò avviene nella città di Canova e di Palladio. Il gigantismo lo troviamo quando la cultura crolla e, dal punto di vista estetico diventa totalitarismo, fascismo distruttore».
Parole pesanti che hanno fatto da contraltare alla stima rivolta a Roger de Montebello, 53enne artista franco-americano, dal 1992 residente a Venezia, con atelier sul Canal Grande, a Palazzo Contarini Polignac, a due passi dall'Accademia, che ieri ha inaugurato proprio al Correr, la mostra Ritratti di Venezia e altri ritratti nella quale unisce un Venezia trasparente, sospesa nel vuoto e nella nebbia, e che spesso si riflette su se stessa, con piccole tele che rappresentano ritratti di persone, uomini, donne e bambini, trovati tra amici, conoscenti, semplici passanti incontrati per calli e campi della Serenissima. E insieme a loro, un omaggio alla tauromachia, alle corride, ripercorrendo nella storia anche i giochi con i tori che si facevano fino ad inizio Ottocento in città.
«Ho un interesse primario per l'essenziale - racconta de Montebello - e così ho scelto anche di dipingere la mia Venezia, nel rapporto tra cielo e terra. E' qui che ritrovo l'armonia della città». Ed ecco, vicino alle immagine delle tauromachie, quelle di una Venezia sospesa, trasparente, avvolta in quella nebbiolina veneziana che si trasforma in afa d'estate, vellutata e soffice. A questo si aggiunge una profonda vibrazione che in qualche modo muove le opere: le Terese con le sue porte monumentali; l'isola di San Michele con i cipressi. Una scossa leggera che dà vita, anche dove c'è morte.
«Un tempo - racconta - avevo uno s-ciopon, (una barca a remi alla veneta ndr) e ho avuto modo di conoscere i riflessi dell'acqua. E quando mi metto alla tela, sono come un compositore che, a poco a poco, scrive la partitura. Adoro il Melodramma italiano, soprattutto Vincenzo Bellini, e non è un caso che sono innamorato di un altro Bellini come Giovanni, il pittore». Ma quali sono i colori di una città sospesa come Venezia? De Montebello è chiaro: «Ci sono le tonalità dell'arancio e del blu. Vedo la città, la analizzo, ma non sono uno storico e tanto meno un esperto di salvaguardia». E alla fine l'artista rivela: «Sono poco conosciuto e ne approfitto - confessa - Vado alle mie mostre o dove ci sono i miei quadri esposti, E mi metto lì ad ascoltare i commenti di chi si ferma davanti alle mie opere. Mi piace carpire le impressioni degli altri».
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