«Troppe ombre: indagate sull'alpina morta»

Giovedì 19 Settembre 2019
«Troppe ombre: indagate sull'alpina morta»
IL CASO
BELLUNO «Fate luce su quella morte, fermate la cremazione: l'alpina era depressa non poteva stare in caserma». È l'appello lanciato ieri, tramite una conferenza stampa che si è tenuta ieri a Roma, da Domenico Leggiero, presidente dell'Osservatorio Militare. È l'organismo composto da ex militari, e non solo, che per capirci portò alla luce il caso dei soldati vittime di uranio impoverito. Ieri l'Osservatorio, partendo proprio dal caso di Belluno, alla presenza anche di Rachele Magro, psicologa dell'Associazione L'altra metà della divisa ha puntato il dito sul fenomeno dei «suicidi tra le forze armate: sono già 45 dall'inizio dell'anno, calcolando solo quelli emersi sulla stampa. Le alte gerarchie militari dovrebbero porsi il problema».
L'INDAGINE
Tra questi, solo ultimo in ordine di tempo, quello della 30enne veronese, T.R., caporal maggiore scelto del Settimo Reggimento alpini. La soldatessa, che era in convalescenza per problemi psicologici, abitava comunque nel suo alloggio nella caserma Salsa, dove domenica sera è stata trovata senza vita da una collega. La procura, dopo le indagini dei carabinieri della Compagnia di Belluno, ha chiuso la morte come suicidio, senza responsabilità. Non è stata effettuata l'autopsia sul corpo della donna e martedì c'è stato il funerale a Mussoi. La salma è proceduta poi per la cremazione. La Procura ha dato il via libera, ma ora l'osservatorio chiede di bloccare la salma, prima che venga cremata.
L'APPELLO
«C'è da spiegare - il presidente dell'Osservatorio - come mai la donna si trovasse in caserma dopo che a luglio era stata dichiarata temporaneamente non idonea al servizio». Occorre dunque «bloccare la cremazione del corpo ed indagare a fondo». «Qualcuno - spiega Leggiero - ha detto che si è suicidata, si è parlato anche di un biglietto che la soldatessa avrebbe scritto, ma l'unica certezza è che lei non poteva essere dov'era perché la Commissione medico-ospedaliera di Padova l'aveva dichiarata due mesi fa temporaneamente non idonea per depressione e aveva proposto che venisse sottoposta ad un Trattamento sanitario obbligatorio (Tso). La donna l'aveva evitato optando per il ricovero di una settimana in ospedale per gli accertamenti. Qualcuno deve spiegare perché, con questo quadro clinico, la militare si trovava in caserma domenica scorsa». E l'esponente dell'Osservatorio militare afferma: «Ci risulta anche che veniva impiegata in caserma, pur essendo in convalescenza: facciamo luce sulla vicenda. So solo che in tutto questo dovrebbero essere ascoltati i medici che hanno firmato la cartella clinica e che avevano in cura la ragazza. Voglio solo la verità».
IL PARADOSSO
«I suicidi in ambiente militare - dice leggiero - sono più del doppi rispetto all'indice riferito alla società civile. Uno dei problemi da affrontare è anche quello di spostare la giurisdizione domestica: è inconcepibile lasciare le valutazioni del caso all'interno agli interni della caserma».
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