«Ma quali furbetti: lavoravano anche oltre l'orario previsto»

Sabato 25 Gennaio 2020
IL PROCESSO
BELLUNO Un meccanismo di compensazione tra giornate in cui si facevano straordinari e si lavorava molte più ore di quanto richiesto e altre in cui si usciva prima. Sarebbe questo il motivo per il quale i conti del monte ore lavorate non tornano nel caso dei furbetti del cartellino dei servizi forestali regionali di via Caffi. È quanto sostenuto dalle difese che ieri hanno cercato di dimostrare la loro tesi, co testi e un consulente. Alla sbarra per le accuse di falsa attestazione in servizio e truffa aggravata ai danni dello Stato, ci sono: Lorenzo Pertoldi, 60enne di Belluno, Claudio Tura, 64enne nato a Brunico, Fabio Da Re, 47enne bellunese, Rosanna Lunardon, 59enne bellunese, Antonio Palma, 62enne anche lui nato a Belluno. Imputato solo di omessa denuncia l'ex dirigente bellunese, ora a Venezia, Pierantonio Zanchetta, che non avrebbe segnalato quello che stava accadendo: i suoi sottoposti non timbravano, lui invece timbrava sempre, ma è finito lo stesso nei guai perché non ha parlato. I forestali infatti, secondo le accuse, uscivano senza timbrare, risultando di fatto ancora al lavoro, per andare principalmente al Bistrò Bembo, ma anche a fare la spesa o altro. A inchiodarli le immagini raccolte dalle telecamere installate dai carabinieri.
La Regione Veneto è costituita parte civile, con l'avvocato Sebastiano Tonon di Venezia. Ha posto diverse domande ieri ai testi e consulente di difesa cercando invece di fare emergere che non è come sostenuto dalle difese: che anzi il sistema di timbratura tramite badge è proprio un sistema di controllo necessario. Si torna in aula il 25 febbraio.
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