La storia di Fabio Sartori, il tenore trevigiano quarantaquattrenne che si alternerà

Lunedì 6 Luglio 2015
La storia di Fabio Sartori, il tenore trevigiano quarantaquattrenne che si alternerà nell'impegnativo ruolo di Radamès con altri colleghi internazionali nell'“Aida” di Verdi all'Arena di Verona, è rappresentativa di quanto il talento, la dedizione e la costanza possano cambiare l'esistenza di ciascun individuo. Destinato a una pur nobile professione, quella di saldatore, ma certamente non prodiga di soddisfazioni artistiche ed economiche, Sartori inizia lo studio del canto nei pochi momenti che il faticoso lavoro gli lascia.
“Ma è passato tanto tempo – spiega – mi piacerebbe uscire dall'aspetto aneddotico”. Poi, però, l'emozione del ricordo prevale e il tenore, che nella figura e anche nella bonomia fa pensare al compianto Luciano Pavarotti, non può non rievocare i primi passi e l'incertezza degli inizi.
“Mio padre, appassionato d'opera, cominciò ad accompagnarmi a lezione da Renato Bardi Barbon. La voce era piccola seppur gradevole e intonata; aveva bisogno di essere irrobustita e potenziata”.
Quali le prime occasioni importanti?
“Dopo una prima esperienza nel coro della Fenice, mi offrirono di debuttare in una "Bohème" di giovani nel 1996 sempre a Venezia. L'anno dopo ero già alla Scala con Riccardo Muti e in poco tempo ho cominciato a girare tutto il mondo”.
So che un'opera di grande soddisfazione è stata anche il “Simon Boccanegra” di Verdi.
“Il ruolo di Gabriele Adorno, il tenore del "Boccanegra", l'ho cantato per la prima volta nel 1998. L'anno dopo con quella parte debuttavo a Berlino sotto la guida di Claudio Abbado. Dieci anni più tardi, ancora a Berlino e con Daniel Barenboim sul podio, quando Placido Domingo decideva di non cantare più come Gabriele Adorno ma di sostenere la parte baritonale di Simone, il ruolo di tenore al suo fianco è stato affidato a me. Non è stata quella l'unica volta in cui ho cantato assieme a Domingo nei suoi ruoli tenorili mentre lui cantava da baritono”.
Qual è ora il suo rapporto con Treviso?
“Anche se vivo tra Zurigo e Parigi (la compagna di Sartori è francese, ndr) appena posso ritorno sempre a Treviso dove ho tutti i miei familiari e, quando posso, cerco di cantare il più possibile tra Venezia e Verona”.
Immagino che gli impegni per le prossime stagioni saranno molteplici.
“Dalla Scala a Berlino il calendario è pieno di serate d'opera e di nuovi debutti. A novembre canterò per la prima volta al Metropolitan di New York mentre il prossimo anno sarò al Covent Garden di Londra. La mia gioia più grande, però, in questo momento è ascoltare mia figlia Rebecca. A soli otto anni suona già pezzi molto impegnativi. Credo sia un talento”. L'abbiamo ascoltata seguendo il link segnalatoci ed è davvero sorprendente. Vedremo, dunque, se tra qualche anno parleremo di una Sartori violinista.
Il tenore trevigiano sarà in scena all'Arena il 19, 25 e 31 luglio, con Insung Sim (il Re), Ekaterina Gubanova (Amneris) e Maria José Siri (Aida), per la direzione di Omer Meir Wellber
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