IL PIANO
BELLUNO Una ventina di capi da abbattere ogni giorno. È questo

Mercoledì 23 Ottobre 2019
IL PIANO
BELLUNO Una ventina di capi da abbattere ogni giorno. È questo il ruolino per i cacciatori bellunesi che stando alle tabelle predisposte dalla Provincia dovrebbero riuscire a prelevare (come dice il linguaggio tecnico), entro il trentuno gennaio, poco meno di tremila cervi (2943). Il numero totale è aumentato del 20 per cento rispetto allo scorso anno, ma solo per quanto riguarda la componente di femmine e piccoli. Tra le novità anche la possibilità di abbattere gli esemplari di un anno e dei piccoli nel periodo che precede la stagione degli amori.
I PRIMI RISULTATI
«Sono stati oltre trecento i cervi già prelevati tra il 18 agosto e il 15 settembre, nella prima finestra di chiusura per gli accoppiamenti - spiega il consigliere delegato della Provincia Franco De Bon, sindaco di San Vito - un dato in linea con quanto previsto dal piano». Insomma, calcolando che non tutti gli ungulati sono cacciabili nella prima finestra, l'andamento lascia intendere che anche quest'anno l'obiettivo di abbattimenti fissato dalla Provincia sarà raggiunto. «I dati storici - spiega Palazzo Piloni - dicono che i piani dell'ultimo quinquennio sono stati completati con percentuali variabili tra il 75 e il 94 per cento». Ovviamente nelle statistiche non rientra lo scorso anno, dopo Vaia si è infatti resa necessaria una chiusura della caccia per un lungo periodo.
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«Con il prelievo selettivo vengono stabilite della categorie per sesso e età degli esemplari - prosegue De Bon - l'obiettivo principale è quello di mantenere l'ecosistema forestale e al tempo stesso tutelare gli agricoltori e la pubblica incolumità, chiaramente garantendo la conservazione e la capacità riproduttiva. Un numero poi ripartito per le varie riserve di caccia». Insomma è necessario raggiungere l'equilibrio tra obiettivi che apparentemente potrebbero essere opposti. Per questa ragione è stato anche istituito il Tavolo verde, nato per far incontrare le esigenze delle aziende agricole con le disponibilità del mondo venatorio. Vengono inoltre organizzati i corsi di formazione che sono necessari per questo genere di caccia, l'alternativa è di essere accompagnati da esperti selezionatori nelle battute. In ogni caso dai capi abbattuti vengono prelevati i palchi e i campioni per gli esami di laboratorio.
LE CONSIDERAZIONI
In una provincia in cui la popolazione degli ungulati è di 34mila unità, di cui 10mila cervi oltre 13mila cervi, nel solo 2018 i danni provocati all'agricoltura sono di poco inferiori ai 300mila euro. Senza contare che gli incidenti con la fauna selvatica sono più di uno al giorno: tra i 360 e i 400 all'anno. «Vogliamo proseguire sulla strada tracciata, di confronto e crescita del mondo venatorio - prosegue De Bon - L'obiettivo è quello di un controllo della qualità degli abbattimenti, in modo da avere una popolazione correttamente strutturata. In questo territorio c'è un ruolo ecologico e di forte valenza sociale in questa attività».
Andrea Zambenedetti
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