Gli stipendi d'oro dei sindacalisti e i loro silenzi

martedì 11 agosto 2015
Era fine febbraio 2014, quando a un dibattito alla Bocconi la segretaria generale della Cgil, ironica e polemica verso uno studente che criticava il sindacatone rosso, lo fulminò con una domanda secca: "Ma tu lo sai quanto guadagna un lavoratore italiano?". Lo studente rimase interdetto. Eppure la risposta pronta c'era. Sì, noi sappiamo perfettamente dall'Istat qual è il reddito medio procapite degli italiani: poco più di 20mila euro lordi. Quel che invece non sappiamo affatto è il reddito dei sindacalisti. L'unico modo di saperne qualcosa è che qualcuno che li conosce davvero si decida a parlarne. Come è avvenuto ora a Fausto Scandola, iscritto alla Cisl dal 1968, che ha pubblicamente chiesto alla sua organizzazione come possano davvero dirsi rappresentanti dei lavoratori dei dirigenti sindacali - dei quali ha fatto nomi e cognomi - che, sommando compensi per il proprio ruolo e quelli per incarichi ricoperti grazie al proprio ruolo, arrivano a sfiorare i 300mila euro lordi di reddito annuo. Cioè più del Capo dello Stato italiano, ovviamente più di Obama, nonché più del massimo consentito per legge a qualunque dirigente pubblico. E ben 15 volte tanto rispetto al reddito medio degli italiani.
Fausto Scandola è stato espulso dalla Cisl perché accusato di aver condotto un'indagine riservata su dati personali coperti da privacy. Ma il problema non è Scandola, che andrebbe anzi nominato alla testa dell'organo di controllo nazionale del suo sindacato. Il problema sono i 20mila dirigenti sindacali che queste cose le sanno benissimo e che tacciono oggi come hanno taciuto per anni. Perché per moltissimi di loro la carriera di dirigente sindacale è stata una pacchia. Ogni tanto le confederazioni dichiaravano delle cifre di compenso dei vertici apicali. Epifani da segretario della Cgil dichiarava una retribuzione mensile poco superiore ai 3mila euro (75mila euro lordi annui) e la dozzina di membri della segreteria confederale restava sotto i 3mila. Leggermente superiore quella di Angeletti alla Uil. Mentre il capo della Fiom, Landini, ancora oggi starebbe sotto i 3mila euro, visto che nel 2013 ne dichiarava 2250 (sempre netti), la retribuzione più alta di tutta la Fiom: la quale è diventata la federazione sindacale che pubblica on line la maggior quantità di dati rispetto all'intero universo sindacale italiano, buste paga comprese.
La vicenda del predecessore della Furlan, Raffaele Bonanni travolto proprio dall'emergere della sua incredibile crescita di retribuzione negli ultimi 5 anni di guida della Cisl avrebbe dovuto rappresentare un punto di svolta. Che puntualmente non è avvenuta. Bonanni è andato a casa e sparito in silenzio, dopo che dai 118mila euro lordi del 2006 passò vertiginosamente ai 336mila dell'ultimo anno di guida Cisl. E naturalmente facendo media piena a fini previdenziali degli ultimi 5 anni di maxi-salari, perché non soggetto alla riforma Dini né Fornero e potendo contare su pensione dunque pienamente retributiva. Della Furlan, l'attuale leader Cisl, sappiamo la retribuzione 2008, che era di 99mila euro lordi, e siamo in attesa di capire ora a quanto è salita: visto che il 9 luglio scorso la Cisl ha approvato un nuovo regolamento nazionale, per il quale la retribuzione massima dovrà essere quella del segretario confederale. Quanto alla trasparenza, la Furlan afferma che "verrà messo tutto on line". Potete stare certi che non sarà così. Non lo sapremo per due ordini di ragioni. La prima è che ridicolmente ci direbbero solo i compensi diretti per gli incarichi sindacali, e non quelli complessivi per gli incarichi in società consorzi e quant'altro ottenuti grazie ai ruoli sindacali: è la privacy all'italiana, bellezza. La seconda ragione è che nel nostro paese la politica si è ben guardata dall'attuale l'articolo 39 della Costituzione, cioè disciplinando per legge i diritti ma anche i doveri dei sindacati, tra cui il rispetto pieno della democrazie interna e gli obblighi di trasparenza finanziaria. Per questo, i sindacati in Italia sono praticamente associazioni private, e non sono affatto tenute a redigere un bilancio consolidato nazionale, né economico né patrimoniale.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci