Dopo un secolo chiude la storica merceria Le More

Venerdì 5 Giugno 2020
LA STORIA
BELLUNO Non solo spagnolette, spilli, nastri in velluto, sbieghi di cotone. Un secolo fa fuori da quella vetrina liberty in ferro battuto avremmo visto anche sacchi di sementi. La licenza della merceria nota come Dalle More - permetteva la vendita di un po' di tutto, dalle pantofole ai profumi. Ora, dopo 100 anni, Le More, come le chiamano in bellunesi - in via Jacopo Tasso - chiudono definitivamente. Le vecchie scatole di legno, cariche di matassine e filato da ricamo, non si apriranno mai più. Rimarranno chiusi, nel piccolissimo locale, i 100 cassetti carichi di pizzi, fettucce e nastri colorati. Non si potranno più acquistare calzini, canottiere, camice da notte.
DAL DOPOGUERRA
In tanti si ricordano le sorelle Rosa e Maria Micheletto nel dopoguerra. Davanti alla loro merceria, al sabato, sostavano gli impagliatori di sedie scesi dall'Agordino. «Era uno dei pochi negozi storici che ancora resisteva, è un pezzetto della vecchia Belluno che se ne va», è il commento postato su Facebook da una cliente della merceria Dalle More. Era il 2004 quando a prendere in mano il timone del negozietto fu Tiziano Fiabane, già direttore di banca: rilevò lui la parte commerciale, resistendo anche alla crisi del 2011. Il 30 giugno questo simbolo della città alzerà bandiera bianca. Con una stretta al cuore per tutti. Nei giorni scorsi si è vista la fila fuori, ognuno ha atteso il suo turno (Entra una sola persona alla volta), considerato lo spazio angusto. Ora la commessa, signora Michela (nella foto), aspetta gli ultimi clienti.
LO SFOGO
Fiabane non tace il dispiacere, in stile immaginifico: «Caratteristica delle nostre antiche città sono i negozi, se li facciamo morire cosa resterà? Crescerà l'erba in piazza, vedremo lepri e tassi aggirarsi nelle strade, la volpe fare capolino da dietro una colonna». L'analisi continua: «Io ci ho provato a tenere in piedi il negozio, puntando sulla qualità. Certo la clientela affezionata esiste. Ma gli incassi sono drasticamente calati. La colpa è di una politica che non difende il piccolo commercio lasciando spazio ad Amazon che paga le tasse in Lussemburgo». I muri sono stati già venduti, l'acquirente è Andrea Dal Pont de La Mela: «Mio figlio Michele sarà il nuovo proprietario del negozio». Un altro ortofrutta? Resta sul vago Dal Pont: «Non abbiamo ancora deciso cosa faremo».
Daniela De Donà
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