Crollo continuo dei matrimoni: due su tre con rito civile

Martedì 9 Marzo 2021
Crollo continuo dei matrimoni: due su tre con rito civile
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BELLUNO I dati circa il numeri di matrimoni contratti in provincia nel 2020 non sono ancora completi, ma con l'aiuto del sociologo Diego Cason è possibile fare una stima delle unioni civili e religiose sancite lo scorso anno in provincia. Il numero complessivo delle coppie che si sono dette sì nell'anno della pandemia non va oltre quota 220. Un crollo non solo rispetto a venti anni or sono (erano 1.136 nel 1981), ma anche se confrontate con l'anno 2019, cioè l'ultimo pre-pandemia, quando fra gli uffici anagrafe delle parrocchie e quelli comunali ne erano stati registrati 481.
L'ANALISI
Intanto va fatta una prima precisazione. L'Istat, a cui i Comuni conferiscono i dati, non ha ancora rilasciato i dati per il 2020 ed al momento sono disponibili solo quelli del primo semestre su base nazionale. La seconda è che invece, grazie all'Ufficio stampa della diocesi, abbiamo numeri certi circa le unioni religiose. È su questo doppio canale dati Istat incompleti e non disaggregati, e dati precisi forniti dalla diocesi ed aggiornati sino al 31 dicembre 2020 che Diego Cason svolge alcuni ragionamenti. «Nel primo trimestre 2020 esordisce il sociologo - con l'inizio della pandemia in marzo, la diminuzione dei matrimoni rispetto allo stesso periodo del 2019 risulta circa del 20%. Insomma: la forte e sensibile contrazione rispetto anche solo all'anno precedente comincia ben prima dell'arrivo del virus». Ma i dati Istat arrivano sino a giugno. «Il vero crollo si vede nel secondo trimestre - spiega il sociologo -, proprio per effetto delle restrizioni intervenute durante il lockdown e relative alla celebrazione dei matrimoni religiosi in chiesa e di quelli civili nei Comuni. È evidente a questo punto e per questo periodo il nesso fra il divieto di assembramenti e la celebrazione delle nozze».
IL CONFRONTO
«Rispetto al secondo trimestre del 2019 la diminuzione è stata di circa l'80%», prosegue il sociologo. Ed è proprio considerando i dati già ricordati, la pausa estiva da metà giugno agli inizi di settembre ed infine il rinvigorirsi dell'epidemia e dei conseguenti provvedimenti di clausura, che Cason ha elaborato alcune stime: «Considerando il dato certo sui matrimoni celebrati in chiesa che è di 61, quelli civili sono compresi in una forbice che al massimo ne stima 160 e al minimo 120: quindi il dato totale oscilla fra 180 e 220». Poi Cason allarga lo sguardo: «Va considerato che le unioni matrimoniali stavano già vivendo una fase di forte contrazione sia a livello nazionale (dal 1981 al 2019 essi sono passati da 316.953 a 184.088), sia regionale (da 23.687 a 13.664) sia nella provincia di Belluno dove essi si diceva si sono ridotti da 1.136 a 481». «Ponendo il numero di matrimoni del 2000 pari a 100 - spiega il sociologo -, è possibile notare come esso nel 2019 passi da 100 a 41 in Italia, da 100 a 63 in Veneto e da 100 a 55 in provincia di Belluno. In pratica i matrimoni si erano già dimezzati negli ultimi vent'anni».
LA TENDENZA
Infine lo studioso bellunese individua ed elenca le ragioni del fenomeno. «Vanno cercate in una evoluzione demografica che ha visto ridursi di un quinto il numero di giovani in età da matrimonio, mentre nel contempo è aumentata l'instabilità del lavoro, si è prolungato il periodo di formazione e istruzione, è cresciuta la mobilità del lavoro, c'è stata una recessione lunga quasi 10 anni ed infine si ritarda sempre più la scelta della maternità: se nell'anno 2000 il primo parto di una donna avveniva in media all'età di 26 anni, nel 2019 l'età di questo evento si è spostata a 32,2 mentre l'età media del padre è di 35,5 anni».
Giovanni Santin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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