«Un voto per il Veneto Tra me e Salvini non c'è alcuna contrapposizione»

Martedì 22 Settembre 2020
Sono le 21.10 quando Luca Zaia sale sul palco allestito davanti al K3, la storica sede della Lega trevigiana. Lo aspettano in centinaia, dagli assessori uscenti ai semplici militanti, quelli che alla fine definirà «i nostri diamanti». Attacca con i ringraziamenti: «A tutti voi per essere qua stasera. Alla Lega, il mio partito, per aver sempre creduto in me. Ai sostenitori, se non ci foste bisognerebbe inventarvi», fino alla moglie Raffaella «che mi sopporta in tutte le campagne elettorali». E subito ridimensiona la «festa»: «Questo risultato mi dà, dà a tutti noi, molta responsabilità. È un voto dei veneti per il Veneto. E quando dico veneti intendo quelli che sono qui da generazioni, ma anche quelli di adozione e gli ultimi arrivati che hanno un progetto di vita in Veneto».
Presidente, un risultato storico. E adesso qual è l'obiettivo?
«Ne abbiamo uno solo, l'autonomia. Abbiamo avuto un segnale importante il 22 ottobre 2017 con oltre 2 milioni e 300mila veneti che sono andati a votare e ne abbiamo avuto uno anche in questa occasione».
Come spiega tutto questo consenso?
«Penso sia stata premiata l'amministrazione, quindi condivido questo risultato con tutti quelli che mi hanno aiutato, la mia squadra, i consiglieri di una legislatura che ha prodotto più leggi in assoluto. I risultati li avete visti: portare a casa il referendum sull'autonomia o le Olimpiadi quando nessuno ci credeva tanto per fare solo due esempi. E siamo l'unica Regione d'Italia che non applica tasse, noi non preleviamo dalle tasche dei veneti un controvalore di 1 miliardo 179 milioni di euro all'anno».
Cosa dice a chi sostiene che nei 140 giorni di emergenza sanitaria lei con le dirette si è fatto propaganda?
«Io prima del coronavirus avevo consensi altissimi, non avevo bisogno di questa disgrazia per portare a casa voti».
Ha detto che questa vittoria è una grande responsabilità, l'hanno votata anche non leghisti.
«Ho coscienza del fatto che non tutti quelli che ci hanno votato sono elettori che comunemente ci votano. Sarà mia garanzia rappresentare tutti, fare in modo di non deludere il nostro elettorato ma anche i nuovi elettori che si sono avvicinati a noi in questa avventura amministrativa».
Ha sentito Matteo Salvini?
«Sì, mi ha messaggiato. Si è congratulato».
La lista Zaia Presidente ha umiliato la lista della Lega, dov'erano stati candidati gli assessori uscenti. Come si spiega questo successo? E che riflessi avrà nella formazione della giunta?
«È la quinta volta che facciamo la lista civica e trovo strano che qualcuno pensi che sia in contrapposizione a qualcun altro. Nessuna contrapposizione. La squadra è competenza del presidente, i numeri sono chiari, invece di pensare a poltrone dedichiamoci a lavorare pancia a terra per i veneti».
Il suo successo si contrappone però a un risultato meno soddisfacente della Lega a livello nazionale. Influirà sulla leadership e sui rapporti di forza all'interno del partito?
«Per me assolutamente no, non ho minimamente ambizioni nazionali né partitiche. La mia storia lo dimostra, avrei potuto in più occasioni cogliere delle opportunità. A me la vita ha dedicato un ruolo: amministrare. Se i veneti ci premiano è perché sanno che hanno un amministratore che non si distrae pensando a politica, scalate, correnti. Amministro guardando in faccia la gente e tranquillizzo tutti i nostri oppositori, anche se non sono molti da quel che si capisce, sul fatto che avremo cinque anni di eccezionale amministrazione. Tutti quelli che vogliono fare opposizione si preparino, fra cinque anni non ci sarò più».
Però una conta tra Lega e Zaia Presidente c'è stata.
«No, non c'è stata nessuna conta, peraltro tutti i candidati della lista Zaia Presidente sono della Lega. La Lista Zaia non è un soggetto politico. Io stesso in consiglio regionale continuerò a far parte del gruppo della Lega».
Pare che abbiate la maggioranza assoluta in consiglio regionale: la giunta sarà un monocolore leghista o coinvolgerà gli alleati di coalizione?
«Intanto attendiamo i numeri. Il nostro motto comunque è vincere, non stravincere. Abbiamo dei compagni di viaggio, ci confronteremo con loro. Ovviamente forti del fatto che i cittadini si sono espressi in maniera incontrovertibile».
L'autonomia è l'unico traguardo?
«È il principale, ma ne abbiamo tantissimi altri, dalla Pedemontana alle Olimpiadi, al risanamento delle acque dai Pfas, fino alla sanità che cambierà pelle nei prossimi anni con le tecnologie. C'è molto da fare».
Ha chiamato il candidato del centrosinistra, il professor Arturo Lorenzoni?
«No, ma immagino che lo sentirò».
Che legislatura vi aspettate con una opposizione così debole almeno dal punto di vista numerico?
«Sarà una legislatura in cui, pancia a terra, si lavora. Alle mie maggioranze, e ormai ne ho avute tante, dico sempre che quando non c'è opposizione nasce l'opposizione, quindi faremo in modo che ci sia l'opposizione».
Si sente più presidente o amministratore delegato dei veneti?
«Mah, io so che i veneti hanno capito che se le robe non funzionano xè colpa mia».
Puglia e Toscana sono rimaste al centrosinistra. Secondo lei che dinamiche ci sono state?
«Non lo so, come voi leggo i giornali. Il governatore del Veneto non ha tempo da perdere per occuparsi di politica o sondaggi. Il mio mestiere è governare questa Regione. Io non vorrei vedere il mio presidente di Regione che va in giro a fare comizi».
Che effetto le fa aver raggiunto il record più alto di sempre a livello regionale?
«Intanto attenderei i risultati finali. È sicuramente un buon risultato, dà responsabilità e preoccupazione. Ma, come dice mio padre, non viviamo in roulotte, siamo facilmente rintracciabili, i cittadini devono avere la certezza che si lavora e si produce».
A quando la nuova giunta?
«Appena ci sarà la proclamazione degli eletti».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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