Ogni Regione fa per sé Emilia Romagna e Lazio: richiami Pfizer a 35 giorni

Martedì 11 Maggio 2021
IL CASO
ROMA Scorte Pfizer quasi esaurite in alcune regioni, e dosi AstraZeneca ferme in freezer o comunque insufficienti. La campagna vaccinale italiana è ancora una volta in attesa di nuove consegne (3 milioni entro sabato secondo il Commissario). Intanto però l'apertura alle procedure di prenotazione alla fascia dei 50enni rischia di ricacciare gli hub della Penisola in un'impasse di rimbalzi e appuntamenti spostati. Anzi, in alcuni territori questo è già realtà. Nel Lazio per esempio risultano esauriti per tutto il mese di maggio gli slot disponibili per immunizzarsi con Pfizer-BioNTech che ieri ha peraltro fatto sapere che la formula attuale funziona contro le varianti e dunque non necessita di essere aggiornata. Uno scoglio non da poco che ieri ha costretto la Regione (che ha 100mila slot per AstraZeneca e J&J) a correre ai ripari ed allungare i tempi per la somministrazione delle seconde dosi anche perché in freezer ce ne sono appena 85mila (a livello nazionale il rapporto tra dosi utilizzate e in frigo è già circa al 94% per Pfizer).
Così, ha spiegato la Regione in una nota, «a partire dal lunedì 17 maggio saranno estesi i richiami del vaccino Pfizer a 5 settimane, ossia 35 giorni». Un allungamento che, «recependo le raccomandazioni del Comitato tecnico scientifico e della Struttura Commissariale, consentirà un aumento della platea delle prime dosi del vaccino Pfizer a partire già dal mese in corso, ovvero determinando un aumento della copertura della popolazione». E lo stesso ha fatto l'Emilia Romagna: «Noi abbiamo raccomandato esattamente quello che ha deciso il Lazio: ci teniamo su un livello di sicurezza e pensiamo che 35 giorni siano il giusto compromesso», dice l'assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini.
IL RITMO
Incertezze che incidono anche sul ritmo della campagna di vaccinazione. La soglia delle 500mila inoculazioni giornaliere fissata dal commissario per l'emergenza Figliuolo continua a non essere raggiunta con stabilità. Al punto che la scorsa settimana è stata toccata solo in due occasioni (il 6 e 7 maggio, pur andando oltre quota 500mila). L'obiettivo, fondamentale per raggiungere l'immunità di gregge a fine estate, continua a scivolare dalle mani a causa delle consegne altalenanti. Un tema sollevato anche dal governatore campano De Luca che non solo ha dovuto fermare fino a domani due hub di Napoli a causa dell'esaurimento dei vaccini Pfizer (ne ha usati il 96%), quanto ha anche annunciato che, data la poca disponibilità di fiale, non potrà più utilizzare AstraZeneca per le prime dosi. «Su AstraZeneca da ieri stiamo partendo con la seconde dose a 72 giorni - ha spiegato Ugo Trama dell'Unità di crisi regionale - Parlo di insegnanti, forze dell'ordine, personale delle scuole e delle università. Per i giorni che verranno andremo a inoculare le seconde dosi e quindi il quantitativo di AstraZeneca che abbiamo, che è di circa 119.000 dosi, lo usiamo per quello».
Un caso limite che non compensa le tante dosi inutilizzate ancora in frigo (il 22% dei quelle consegnate). E non consente di farlo neanche la volontarietà concessa agli under60 da alcuni territori. Basti pensare che nel corso della scorsa settimana sono state somministrate appena 27.431 prime dosi AstraZeneca e 15.045 dosi di Janssen a soggetti con meno di 60 anni. Tant'è che in molte regioni il farmaco di Oxford viene ancora ampiamente rifiutato. Ad esempio in Sicilia è al palo il 47% delle dosi, in Basilicata il 60%. Da qui la richiesta di alcune Regioni (Lombardia e Piemonte) di poter ricevere le dosi in eccesso dato che i cittadini paiono meno intimoriti dal vaccino. D'altronde che vi sia poco da temere ieri lo ha chiarito anche Aifa che ha pubblicato il nuovo monitoraggio: in 4 mesi solo 34 casi di trombosi rara dopo AstraZeneca e su 18 milioni di vaccinazioni solo 56mila eventi avversi (di cui il 91% lievi).
Francesco Malfetano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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