L'INCHIESTA
MILANO Documenti, computer, telefoni. A caccia di prove sul presunto

Giovedì 18 Luglio 2019
L'INCHIESTA
MILANO Documenti, computer, telefoni. A caccia di prove sul presunto accordo dell'hotel Metropol, gli uomini della guardia di finanza hanno rovistato anche nel bidone della raccolta differenziata nel giardino della villetta di Vannucci. «Nonno Francesco», come viene chiamato nell'audio dell'incontro per la presunta compravendita di una partita di gasolio dalla Russia con retrocessione di 65 milioni di dollari alla Lega, è il terzo uomo della trattativa per la quale sono indagati per corruzione internazionale l'avvocato Gianluca Meranda e il leghista Gianluca Savoini. La casa del presidente dell'Associazione Lombardia Russia è stata perquisita nei giorni scorsi, ieri è toccato a Meranda e al deposito in cui tiene le sue carte: poiché da mesi non pagava l'affitto, è stato sfrattato dal suo studio.
IN CASERMA
L'affare dei tre milioni di tonnellate di petrolio che, è l'ipotesi dei magistrati, avrebbe dovuto fare arrivare fondi neri nelle casse del Carroccio, passa attraverso i tre protagonisti del summit di Mosca del 18 ottobre 2018. Un negoziato «perfettamente lecito», hanno ribadito Vannucci e Meranda, sottolineando che alla fine non è andato in porto. La documentazione acquisita servirà a circoscrivere i termini dell'accordo e a capire se l'affare si sia concretizzato o meno, anche se basta la promessa di una tangente per configurare il reato. Vannucci - ex bancario di Mps entrato in politica negli anni 2000 con la Margherita - spiega di avere partecipato al meeting moscovita «in qualità di consulente esperto bancario che da anni collabora con l'avvocato Gianluca Meranda», al quale ieri è stato consegnato un avviso di garanzia dal pm Gaetano Ruta. Quella a Vannucci, uscito allo scoperto solo due giorni fa, è stata invece una perquisizione «presso terzi», formula con cui la gdf ha cercato documenti di altri nella sua abitazione. Ma il fatto che sia andata avanti per tutto il pomeriggio lascia intendere un elevato livello di coinvolgimento: i militari hanno ispezionato anche il giardino, le cantine, le auto e un casotto in legno degli attrezzi. Hanno finito alle nove di sera e Vannucci, salito sulla propria auto con due militari, è andato in caserma a Follonica per firmare il verbale.
SICUREZZA NAZIONALE
Intanto approfondimenti sulla vicenda sono stati chiesti ieri dal Copasir al direttore dell'Aise, l'Agenzia per la sicurezza esterna, Luciano Carta, convocato per una audizione programmata sulla situazione libica. Carta ha rimarcato come vi sia l'obbligo giuridico per l'intelligence di non interferire con l'autorità giudiziaria, anche se ha lasciato intendere che l'ipotesi di un accordo sul petrolio è inverosimile e che non è stato ravvisato alcun pericolo per la sicurezza nazionale. Questo non vuol dire, però, che la guardia non resti alta. Perché - evidenzia - continua a insistere sull'Italia una minaccia ibrida, soprattutto russa. Influenze straniere sulle quali gli 007 non smettono di lavorare.
Claudia Guasco
Cristiana Mangani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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