IL RISULTATO
dal nostro inviato
VILLORBA (TREVISO) Il nuovo campione della

Martedì 22 Settembre 2020
IL RISULTATO
dal nostro inviato
VILLORBA (TREVISO) Il nuovo campione della Lega, titolava alla vigilia del voto il quotidiano francese Le Monde. Sbagliava. Perché Luca Zaia non è solo il campione di un partito. È un fenomeno che ieri ha scritto una pagina di storia. Ha messo all'angolo gli oppositori. Gli alleati. E, particolare non ininfluente, il suo stesso partito. Candidato per la terza volta consecutiva alla guida della Regione del Veneto, Zaia non ha vinto. Ha stravinto, superando perfino i sondaggi che già da mesi davano previsioni dai risultati stratosferici: settanta per cento, settantadue, settantaquattro. Alle otto di ieri sera, con quasi un quarto di sezioni scrutinate, 1.033 su 4.751, aveva più del 76 per cento. Il più votato di tutti, in tutta Italia: più di Giovanni Toti riconfermato in Liguria col 55 per cento dei voti, più del dem Vincenzo De Luca votato dal 67 per cento dei campani. E più di tutti a livello assoluto perché in cinquant'anni di storia delle Regioni mai nessuno aveva da solo raggiunto così tanti consensi. Voti personali. Presi magari da chi è leghista e da chi non lo è. E se qualcuno - il Capitano Matteo Salvini - pensava di ridimensionarlo togliendogli tutti gli assessori per candidarli nella lista della Lega, ora dovrà arrendersi ai numeri: il Carroccio non è stato solo doppiato dalla lista Zaia Presidente, è arrivato addirittura poco meno di un terzo: la civica del governatore al 47 per cento, la Lega per Salvini Premier al 14. Semmai, la Lega può consolarsi per avere bissato la storica Balena Bianca ai tempi della Prima Repubblica: solo la Democrazia Cristiana era riuscita ad avere da sola il 50 per cento dei voti, una maggioranza assoluta adesso replicata dalla galassia leghista e cioè dalle tre liste partorite tra il K3, la sede storica del Carroccio in Veneto, e via Bellerio.
L'APPELLO
«Votate per chi volete, ma andare a votare», era stato l'unico appello di Luca Zaia in campagna elettorale. Refrattario ai confronti con gli altri candidati, aveva detto no a tutte le emittenti televisive dopo che il suo principale competitor, il professor Arturo Lorenzoni a capo di un pezzo di coalizione del centrosinistra, avendo perso per strada Italia Viva e i socialisti, era risultato positivo al coronavirus. «O ci siamo tutti o nessuno», aveva detto Zaia. E così, per la prima volta nella storia del Veneto, non c'è stato un solo confronto tra tutti i candidati. Peraltro parecchi: nove. Tutti umiliati nel segreto dell'urna.
I veneti sono andati a votare, eccome. Altro che paura del Covid, altro che timore di ammalarsi ai seggi. Affluenza del 61 per cento contro una media nazionale del 57. Alle urne per mandare a casa Zaia? Macché. Per dare un segnale? Forse non era questa l'intenzione degli elettori, ma curiosamente è quello che risulta da una prima lettura del risultato elettorale. Zaia è Re Veneto, gli altri solo comparse. L'indipendentista Antonio Guadagnini, l'autonomista Simonetta Rubinato, la renziana Daniela Sbrollini, il comunista Paolo Benvegnù, il no vax Paolo Girotto, l'ambientalista Patrizia Bartelle collezionano un risultato da prefisso telefonico, sostenuti da neanche un veneto su cento. Sotto la soglia di sbarramento del 3 per cento anche i 5stelle di Enrico Cappelletti. E Arturo Lorenzoni che all'inizio dello spoglio si attesta sul 16 per cento e conquista il nuovo record del centrosinistra: il più basso risultato di sempre, peggiore ancora del 22 per cento cinque anni fa di Alessandra Moretti. Ma almeno lui resta in consiglio: unica forza all'opposizione. Ma il vero dato non è la sconfitta dei Lorenzoni & C. È la batosta inflitta a Matteo Salvini la cui Lega si ferma al 14 per cento.
IL DOMANI
Si potrà anche puntualizzare che tutti i candidati delle tre liste che sostenevano Zaia, compresa la Lista Veneta Autonoma, erano composte da leghisti. Vero. Ma i leghisti veneti, in Veneto, hanno votato Zaia, non Lega. E non solo loro. Dieci anni fa Zaia aveva preso il 60 per cento dei voti, cinque anni dopo con la diaspora dei tosiani era sceso al 50, adesso ha convinto tre veneti su quattro. La domanda adesso è: cosa farà? Condannato a restare in Veneto? «Resterà qui finché non porterà a casa l'autonomia, ne sono certo», dice il segretario della Lega Lorenzo Fontana. Salvo aggiungere: «Lo dico egoisticamente, ma Zaia darebbe valore aggiunto alle prossime Politiche».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci