Grizzaffi, il Messia appena uscito di galera che per u curtu ha già governato Corleone

Domenica 19 Novembre 2017
Grizzaffi, il Messia appena uscito di galera che per u curtu ha già governato Corleone
IL PERSONAGGIO
PALERMO I suoi lo chiamano il Messia, forse perché l'hanno aspettato per molto tempo. Più o meno 25 anni, quelli che ha da poco finito di scontare. Giovanni Grizzaffi, classe 49, è nipote diretto di Totò Riina, il figlio della sorella Caterina. Vive a Corleone da quando ha lasciato la cella. E in paese la sua scarcerazione era attesa. «Quando esce Giovanni» vagheggiava un uomo d'onore intercettato. Se in Cosa nostra la successione al potere avvenisse sulla base del sangue, sarebbe lui il designato a sostituire il capo dei capi morto due giorni fa. Ma nonostante le parentele e il curriculum sul suo ruolo futuro gli inquirenti hanno più di un dubbio.
Ad auspicarne il ritorno era chi non gradiva modi e azioni dell'ex capomandamento Rosario Lo Bue e confidava, nostalgico, che ripreso il comando, avrebbe ristabilito regole e status quo dell'era Riina. In prigione Giovanni è finito poco dopo lo zio, nel 1993. Le manette misero fine a una reggenza brevissima, solo per qualche mese il nipote del padrino è riuscito a governare il mandamento di Corleone, cosca che, per anni, ha scritto i destini di Cosa nostra.
DECIMATI
Ora il clan è decimato dagli arresti e Grizzaffi rischia di essere un generale senza esercito, dato, insieme ad altri, che rende scettici gli investigatori sul posto del nipote del boss nei nuovi assetti mafiosi. Il Messia, inoltre, non godrebbe dell'apprezzamento unanime tra gli uomini d'onore corleonesi. «Quando esce di là dentro, mi deve venire a baciare pure i piedi», ironizzava un mafioso intercettato dai carabinieri. «Fare nomi, comunque, e ipotizzare scenari - dice il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi - è velleitario». Anche perché la lista dei papabili, che peraltro dovrebbero avere il gradimento di tutta Cosa nostra, è lunga. Un boss carismatico scarcerato, ad esempio, ci sarebbe ed è palermitano, dato, questo, che è già una buona credenziale per la leadership: Giuseppe Guttadauro, ex medico mafioso con una caratura di rango e rapporti in politica.
È da poco tornato dentro, invece, Pino Scaduto, padrino di Bagheria, enclave mafiosa cara ai corleonesi e in particolare a Bernardo Provenzano. Ma Riina ha dimostrato che la detenzione non è un ostacolo al comando. E poi c'è l'infinita lista di capi e capetti, alcuni prossimi alla scarcerazione, altri detenuti, altri ancora appena liberati: come Giulio Caporrimo, boss di San Lorenzo, e Tommaso Di Giovanni e Gregorio di Giovanni, del potente mandamento di Porta Nuova. Potenti, ma forse, non abbastanza carismatici
Per contro che i clan, orfani del leader, pensino a una successione individuale, dopo decenni di monarchia quasi assoluta, non è per nulla scontato. Anzi. Di certo Cosa nostra non muterà la propria struttura che è e resta verticistica, il tempo dirà se con una nuova monarchia o con un senato dei maggiorenti.
Lara Sirignano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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