Fermato Bollorè avrebbe pagato tangenti in Africa `

Mercoledì 25 Aprile 2018
Fermato Bollorè avrebbe pagato tangenti in Africa `
IL CASO
PARIGI L'accusa colpisce al cuore l'impero di Vincent Bolloré: l'Africa e i suoi 2 miliardi e mezzo di affari per il gruppo. Da ieri mattina Bolloré è in stato di fermo a Nanterre, alla periferia di Parigi, e interrogato dagli agenti dell'Ufficio centrale per la lotta contro la corruzione le infrazioni finanziarie e fiscali. L'accusa: «Corruzione di agenti pubblici africani». Convocati con lui, i vertici del gruppo: il direttore generale Gilles Alix, il responsabile internazionale di Havas Jean-Philippe Dorent e, secondo il sito del giornale Challenges, anche Francis Perez, dirigente del gruppo Pefaco che gestisce casinò e alberghi in molti paesi africani. In Borsa il titolo ha chiuso con una perdita di oltre il 6%.
I DETTAGLI
Secondo l'inchiesta, che va avanti dal 2011, Bolloré avrebbe finanziato illegalmente la campagna elettorale dei presidenti di Togo e Guinea per beneficiare di concessioni portuali, puntualmente accordate al gruppo subito dopo l'elezione di Alpha Condé in Guinea e subito prima l'elezione di Faure Gnassingbé in Togo. Gli agenti francesi anticorruzione avrebbero trovato diversi documenti nel corso di tre diverse perquisizioni - nel 2014, 2015 e 2016 - nei locali di Havas e del gruppo Bolloré che proverebbero il finanziamento delle campagne elettorali attraverso Havas, agenzia di comunicazione e pubblicità. In cambio, Bolloré che controlla sedici terminal portuali in Africa - si sarebbe visto attribuire le concessioni per il terminal merci del porto di Conakry in Guinea e di Lomé in Togo. Il gruppo ha subito risposto ieri con un comunicato, confermando gli interrogatori, ma negando qualsiasi irregolarità. «Una filiale del gruppo Bolloré - si legge nella nota - è oggetto di un'inchiesta relativa alla fatturazione di prestazioni di comunicazione in Guinea e Togo riguardante gli anni 2009 e 2010, in seguito al ricorso di un ex collaboratore condannato per abuso di fondi a 3 anni e 9 mesi di carcere senza condizionale e circa 10 milioni di euro di danni e interessi». «Il gruppo Bolloré - prosegue il comunicato - smentisce formalmente che la sua filiale dell'epoca Sdv Africa abbia commesso irregolarità. Le prestazioni relative a queste fatture sono state realizzate in completa trasparenza. L'audizione dei suoi dirigenti permetterà di chiarire utilmente alla giustizia queste questioni già oggetto di una expertise indipendente che ha concluso la perfetta regolarità delle operazioni». Per Dorent, inoltre, «è assurdo pensare che aiutare la campagna di un candidato alla presidenza che era anche un outsider come Alpha Condé possa aver consentito di ottenere la gestione di un porto». In attesa della decisione dei giudici, ieri il titolo Bolloré è crollato in Borsa, toccando il fondo con un meno 8,9% ma attestandosi in chiusura a meno 6,14.
Il gruppo Bolloré è presente in 46 paesi africani, con concessioni si servizi portuali, operatori di linee ferroviarie e società agricole. Le conseguenze giudiziarie per i fermati potrebbero essere gravi, con ipotesi di reato che potrebbero estendersi all'abuso di beni sociali e traffico di influenze. Intervistato da Le Monde alcuni mesi fa, il presidente della Guinea Alpha Condé aveva invece sdrammatizzato la vicenda, cercando di spiegare perché la concessione del porto di Conakry fosse stata tolta nel 2011 al francese Necotrans (che la gestiva dal 2008) e attribuita per 25 anni a Bolloré. «Bolloré rispondeva a tutte le condizioni dell'appalto ha detto il presidente Condé e poi sì, è un amico e io privilegio gli amici. E allora?».
Fr. Pie.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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