Autonomia, il Sud sulle barricate Scontro Lega-M5s

Martedì 30 Luglio 2019
LA TRATTATIVA
VENEZIA Vista da Napoli, l'autonomia chiesta da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna è «una pulsione egoistica», «la disarticolazione del welfare», «la compromissione del modello economico», oltretutto «in irrimediabile contrasto con il quadro costituzionale». Su questo assunto, sottoscritto dai direttori di dipartimento e dai presidenti di scuole dell'Università Federico II, ieri è stato costituito l'Osservatorio sul regionalismo differenziato italiano, «per indicare al legislatore soluzioni ragionevoli ed efficienti». Ospite della presentazione, il vicepremier Luigi Di Maio ha ribadito la posizione del Movimento 5 Stelle sulla riforma: «Si farà se non danneggia il Sud».
BOTTA E RISPOSTA
Alla botta, è subito seguita la risposta del governatore veneto Luca Zaia, ormai sull'orlo della rassegnazione: «L'autonomia non colpisce il Sud, ma lo aiuta. A questo punto sta diventando anche penoso continuare a sentirlo». Di Maio però ha continuato a lungo, lanciando in diretta Facebook parecchi avvertimenti. Per esempio alla Lega: «L'intesa sull'autonomia differenziata deve passare in Consiglio dei Ministri e la stessa pre-intesa presuppone una maggioranza che la forza politica proponente non ha. È per questo che da febbraio ad oggi quella bozza è stata sostanzialmente stravolta». Ma anche alle Regioni: «I cittadini di Lombardia e Veneto non sono mai andati a votare al referendum chiedendo autonomia in strade, autostrade, scuole. Io ricordo bene quale fu la campagna di allora. Si diceva: noi mandiamo dei soldi a Roma, poi quella parte che ci rientra vorremmo restasse qui. Questo era il principio, cioè a saldi invariati. Poi sono iniziate una serie di richieste che non sono state accolte dai principali ministeri di spesa di questo Governo: Sviluppo Economico, Trasporti e Infrastrutture, Beni Culturali, Giustizia. Oggi posso dirvi che sicuramente il farmaco, il rifiuto, la scuola, le ferrovie, le strade, l'innovazione, l'industria sono già tutte fuori dalle bozze dell'autonomia». Applauso della platea.
LE RISORSE
Fra un paletto sulla commissione paritetica («Non accetteremo che da una parte ci siano le Regioni richiedenti e dall'altra i rappresentanti dei ministeri del loro stesso colore») e una puntualizzazione sull'emendabilità parlamentare dei testi («Auspico che il presidente della Camera riesca a raggiungere un accordo con il presidente del Senato»), il nodo resta però sulle risorse, con il no grillino al meccanismo intermedio della media storica pro capite e al trattenimento sul territorio dell'extragettito: «Non esiste autonomia se non si fanno i Livelli essenziali di prestazione e il fondo di perequazione, altrimenti quel territorio si avvantaggia più delle altre regioni».
LA PAROLA
La leghista Erika Stefani (Affari Regionali) va giù dura: «Dopo un anno di discussioni mi auguro che nessuno voglia rimangiarsi slealmente la parola e l'impegno, di cui il presidente Conte è garante». La pentastellata Barbara Lezzi (Sud) replica a tono: «Non comprendo l'appunto. La bozza iniziale è stata migliorata e ciò è un fatto positivo». In tutto questo, però, sono state annullate le audizioni dei ministri in commissione bicamerale, inizialmente previste per oggi con Marco Bussetti (Istruzione) e per domani con Giovanni Tria (Economia). «A questo punto osserva il deputato azzurro Dario Bond sarebbe preferibile che ci venisse sottoposto direttamente un testo su cui esprimere un parere, sebbene allo stato dell'arte sia chiaro che il provvedimento è fortemente in bilico».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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