Atlantia, il cda consegna il timone a Bertazzo De Carolis vende le azioni e scoppia un caso

Martedì 14 Gennaio 2020
IL RIASSETTO
ROMA «Atlantia è una holding leader nel suo settore che, pur in un momento delicato e complesso come quello odierno, ha grandi potenzialità di crescita e sviluppo anche attraverso le proprie società controllate e partecipate, italiane ed estere, che certamente il nuovo assetto manageriale saprà mettere a frutto». Con queste parole ieri il presidente di Atlantia, Fabio Cerchiai, ha provato ad allontanare lo spettro del fallimento di Autostrade per l'Italia in caso di revoca della concessione nel giorno della nomina di Carlo Bertazzo alla guida della holding. Bertazzo è il nuovo amministratore delegato di Atlantia. Lo ha deciso ieri il cda della holding. «Sono lieto che Atlantia possa avvalersi della consolidata esperienza» di un «manager che conosce molto bene la società e il gruppo, nonché di grandi competenze maturate in primarie società, quotate e non, anche nel settore infrastrutturale», ha aggiunto Cerchiai. Bertazzo, 54 anni, uomo di fiducia della famiglia Benetton e molto vicino a Gianni Mion, ha le spalle abbastanza larghe per guidare Atlantia verso l'obiettivo di diventare una holding a tutti gli effetti. Ma ha anche nervi saldi per tenere il timone in condizioni avverse. Siede nel cda di Atlantia dall'aprile 2013, è anche consigliere di Edizione, la cassaforte dei Benetton, e delle controllate Abertis e Aspi, nonché di Cellnex, e sin da subito è il manager che venne indicato come il candidato numero uno per guidare il cambio di passo del gruppo deciso dopo l'escalation giudiziaria legata ai falsi report sui viadotti che ha portato all'uscita di Giovanni Castellucci. Toccherà al nuovo ad, dunque, gestire lo spettro di una revoca sempre più possibile. Del resto, le ultime parole del premier Giuseppe Conte, pronto a richiamare «le gravissime inadempienze» di Aspi, sembrano lasciare pochi spiragli per una marcia indietro sull'azzeramento della convenzione del 2007. Nonostante i rischi sulla continuità della gestione di Autostrade, sembrano ridursi in queste ore le possibilità di una soluzione soft da far passare in Consiglio dei ministri nei prossimi giorni. Questo vuol dire che Atlantia sarà costretta a far scattare la risoluzione del contratto prevista dalla Convenzione in caso di cambio della normativa aprendo la strada a una lunga battaglia giudiziaria. Ma vuol dire anche che tutti gli effetti di questa possibile valanga passeranno inevitabilmente sotto il giudizio dei mercati e delle agenzie di rating.
Una prospettiva così poco esaltante richiedeva la guida di un manager di fiducia come Bertazzo che ha già ricoperto anche la carica di ad di Gemina e di vice presidente esecutivo di Adr, prima della fusione di Gemina con Atlantia, oltre a gestire in prima linea l'operazione Abertis. Entro fine febbraio il manager lascerà gli incarichi di amministratore unico di Sintonia e di direttore generale di Edizione e sin da subito si dedicherà a rassicurare gli investitori facendo leva sulla fiducia costruita per anni sul mercato.
Ma un altro caso è scoppiato ieri sul fronte di Atlantia. L'amministratore delegato della controllata Adr, Ugo De Carolis l'8 gennaio ha ceduto le sue 27 mila azioni della holding per un controvalore di 573 mila euro, anticipando di pochi giorni l'ennesimo downgrade da parte di S&P. Che ieri non ha risparmiato Aspi, bocciata da da BBB- a BB-) e e la stessa Aeroporti di Roma (passata da BBB- a BB+) nella corsa alla revisione. Entrambe le società perdono la tripla BBB e scendono sotto il livello investment grade riservato ai titoli speculativi: una cattiva notizia per chi batte cassa sul mercato per finanziare investimenti.
LE MOSSE
Intanto è stato convocato per oggi un cda straordinario di Aspi, la società che gestisce 3 mila chilometri di rete. Un'occasione per discutere lo stato dei rapporti con il governo e un'anticipazione del piano industriale della società autostradale 2020-2023 che verrà approvato dopodomani. Tra i driver del piano l'accelerazione delle spese per manutenzione che si aggirano su 1,3-1,5 miliardi a regime; la rivoluzione strategica del sistema controlli e monitoraggio della rete; la costruzione di una piattaforma digitale con Ibm per monitorare ponti e gallerie in tempo reale entro il 2020; e la qualità del servizio certificato secondo gli standard Iso.
R. Amo.
R. Dim.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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