Allarme occupazione persi già 20mila posti

Venerdì 27 Marzo 2020
IL RAPPORTO
VENEZIA Un Veneto in ginocchio sul fronte lavorativo. Dal 23 febbraio, giorno dell'entrata in vigore del primo provvedimento restrittivo per contrastare il contagio da coronavirus, il territorio regionale ha perso dai 15 ai 20mila posti. Il dato arriva da Veneto Lavoro, l'ente della Regione che ha monitorato quale impatto occupazionale potesse avere l'emergenza Covid-19. Un'ondata pari ad uno tzunami soprattutto per i contratti a termine, ma che non risparmia anche l'occupazione a tempo indeterminato e l'apprendistato. Segni positivi si sono registrati solo per colf e badanti. A chiedere di monitorare con cadenza mensile l'impatto sul mercato del lavoro dovuto all'emergenza coronavirus è stato l'assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan, per trasformare in numeri oggettivi i timori di lavoratori e imprese.
IL PRIMO REPORT
«Il primo report sul lavoro dipendente ci restituisce un dato allarmante - spiega Donazzan - principalmente per i contratti a tempo determinato, in un contesto economico che aveva già dimostrato un rallentamento verso la fine del 2019».
Tra il 23 febbraio, avvio delle prime restrizioni per contenere il contagio, e il 22 marzo si è registrato in Veneto un calo dell'occupazione stimabile in circa 15-20mila posti di lavoro, corrispondenti allo 0,7-0,8% dell'occupazione dipendente complessiva. La frenata è dettata principalmente dal calo delle assunzioni, che registrano un meno 35% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il rallentamento della crescita occupazionale era in realtà già in atto, ma ha subito una vistosa e progressiva accelerazione proprio dopo il 23 febbraio. Ad essere coinvolte sono tutte le tipologie contrattuali, in particolare il lavoro a termine, con l'eccezione del lavoro domestico, finora escluso dalle misure messe in campo dal Governo. Per colf e badanti, infatti, nel periodo preso in analisi i posti lavorativi sono aumentati di mille unità.
EMERGENZA ECONOMICA
«Oltre all'emergenza sanitaria dobbiamo affrontare con determinazione e tempestività anche quella economica, affinché il patrimonio produttivo, di conoscenza e di relazioni e la forte vocazione all'export del Veneto non ne escano troppo danneggiate prosegue Donazzan - La mia preoccupazione è che un rallentamento della produzione così significativo non generi un danno irreparabile». Particolare attenzione sarà data al settore del turismo, perché i tassi di occupazione con l'approssimarsi della stagione estiva «saranno la cartina tornasole degli effetti del Covid-19 sulla tenuta sociale ed economica del Veneto» conclude l'assessore regionale precisando che gli ammortizzatori sociali «sono solo un paracadute e non sono infiniti». Da qui la necessità di mettere in campo una strategia complessiva a sostegno delle imprese venete.
LA PREOCCUPAZIONE
Allarmati per i dati di Veneto Lavoro anche i sindacati. «Tutto dipenderà da quanto durerà questa emergenza - dice Gerardo Colamarco, segretario generale della Uil Veneto - la sottoscrizione degli accordi sulla cassa integrazione in deroga hanno disponibilità per un tempo limitato. Dobbiamo pretendere dal Governo centrale più risorse. Se il blocco delle attività dovesse proseguire, temo per la tenuta dei settori del terziario, commercio e turismo».
Mentre l'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Venezia, attraverso la presidente Patrizia Gobat, chiede di «semplificare gli iter per l'accesso agli ammortizzatori sociali e al bonus di sopravvivenza di 600 euro, per permettere a imprese, autonomi e professionisti di sopravvivere».
Raffaella Ianuale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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