Filippi, 6 ore per difendersi dall'accusa di aver ordinato attentati alla ndrangheta

Accusato di essere il mandante della sparatoria contro la casa del giornalista Ario Gervasutti. L'imprenditore ed ex senatore leghista davanti all'Antimafia: «Sono innocente»

Venerdì 20 Ottobre 2023 di Nicola Munaro
Filippi, 6 ore per difendersi dall'accusa di aver ordinato attentati alla ndrangheta

VENEZIA - «Sono innocente». Più di sei ore in una stanza della Dda di Venezia, di fronte ai sostituti procuratori antimafia Stefano Buccini e Lucia D'Alessandro a raccontare la sua verità e a respingere le accuse, assistito dagli avvocati Cesare Dal Maso e Renzo Fogliata. Ma non finisce qui per l'imprenditore vicentino Alberto Filippi: il secondo tempo è fissato per il 24 ottobre. «Ogni nostra eventuale dichiarazione arriverà dopo quella data» ha detto ieri l'avvocato Fogliata. «Siamo soddisfatti», ha ribadito Dal Maso. Alla fine, l'interrogatorio chiesto dall'ex senatore della Lega e patron di Unichimica si è trasformato in una deposizione fiume: iniziato alle 15, ha chiuso la sua prima parte verso le 22. Ore in cui Filippi - che dopo l'espulsione dal Carroccio è passato alla Destra di Storace e infine come simpatizzante a Fratelli d'Italia - ha voluto rispondere alle accuse mosse dall'Antimafia che lo ha indagato per una serie di episodi legati alla presenza di una cosca della ndrangheta in Veneto. La procura - che ad agosto aveva firmato la chiusura delle indagini e poche settimane dopo aveva ricevuto la nota dei difensori dell'ex senatore che chiedevano l'interrogatorio - gli contesta il ruolo di mandante di un attentato ai danni di un'azienda concorrente e di quello contro l'abitazione del giornalista de Il Gazzettino, Ario Gervasutti, nel luglio del 2018 a Padova.


LA CONFESSIONE
Episodi che si inseriscono in un'inchiesta della Dda di Venezia che indaga 43 persone vicine al clan ndranghetista dei Giardino. Estorsioni, detenzione d'armi, rapine, violenze. Il nome di Filippi emerge il 18 novembre del 2020 quando Domenico Mercurio, crotonese, 53 anni, arrestato per affiliazione alla ndrangheta, decide di collaborare confessando che alcune azioni erano state "ordinate" dall'ex senatore della Lega. Mercurio racconta che Filippi avrebbe commissionato a suo zio Santino Mercurio alcune «ritorsioni» contro soggetti verso i quali l'imprenditore vicentino coltivava astio: «L'ultima fu un atto di intimidazione nei confronti di uno scrittore o giornalista di Padova, di cui non ricordo il nome. Filippi pagò a Santino 25mila euro da consegnare a fatto compiuto (...) per picchiare o incendiare l'auto a questa persona perché scriveva delle cose sull'attività di Filippi per il rischio di inquinamento della sua ditta». Il giornalista era Gervasutti, nel 2018 caporedattore de Il Gazzettino ma finito nel mirino di Filippi per il suo precedente ruolo di direttore de Il Giornale di Vicenza tra il 2009 e il 2016.

Santino Mercurio avrebbe agito con «un altro di cui non mi disse il nome» ma Domenico Mercurio spiega che l'agguato sarebbe andato oltre le indicazioni ricevute: «Invece di picchiarlo solo, spararono alla casa di questo giornalista e venne fuori un casino, in quanto Filippi non aveva chiesto questo e non voleva pagare, e disse a me e a Santino (...): "Io avevo ordinato una pizza e voi mi avete portato una bistecca"». Stando al collaboratore, lo zio replicò «che andò armato perché era il metodo più veloce e che comunque non avrebbero fatto male a nessuno». L'ex senatore «si arrabbiò tantissimo», ma alla fine «i 25 mila euro furono consegnati sempre attraverso una falsa fattura». E proprio su questi punti (l'attentato e la fattura) l'imprenditore ed ex politico ha concentrato gran parte della sua deposizione. In particolare Filippi ha dovuto spiegare ai pm come sia possibile che Mercurio sapesse che lui non solo conosceva Gervasutti, ma anche - come emerge dalle intercettazioni - che aveva del risentimento nei confronti dell'ex direttore de Il Giornale di Vicenza.


LA FATTURA
Agli atti anche una fattura datata 5 giugno 2019, emessa dalla Magnum srl - ditta collegata al sodalizio criminale - e destinata a una società di Filippi: 25 mila euro, oltre a 5.500 euro di Iva. Sarebbe il compenso per la «prestazione» di Santino. Una «prestazione», gli spari, anticipati da sopralluoghi nei giorni prima con una stessa automobile. Poi, all'1.45 del 16 luglio 2018, le telecamere della zona di Padova riprendono una Panda rubata che si ferma davanti alla casa di Gervasutti. Pochi attimi dopo, gli spari.

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