Padova. Fattura da 25mila euro per pagare gli spari contro il giornalista Ario Gervasutti

Giovedì 19 Ottobre 2023 di Cesare Cadei
Padova. Fattura da 25mila euro per pagare gli spari contro il giornalista Ario Gervasutti

PADOVA - Oggi l’ex senatore leghista vicentino Alberto Filippi si presenterà ai magistrati della Direzione distrettuale Antimafia di Venezia che lo hanno indagato per una serie di episodi legati alla presenza di una cosca della ‘ndrangheta in Veneto. La procura gli chiederà conto del suo ruolo di mandante di un attentato ai danni di un’azienda concorrente, e soprattutto di quello contro l’abitazione del giornalista del Gazzettino Ario Gervasutti, nel luglio del 2018 a Padova. Parte del materiale accusatorio in mano alla Procura era emerso all’epoca della chiusura dell’inchiesta, due mesi fa: ieri, il Corriere de Veneto ha pubblicato alcuni ulteriori dettagli che accrescono il quadro sconcertante a carico di Filippi, imprenditore a capo di Unichimica e con trascorsi politici nella Lega (dalla quale fu espulso) e poi con La Destra di Storace e infine come simpatizzante di Fratelli d’Italia.


LA CONFESSIONE
Il nome di Filippi emerge il 18 novembre del 2020 quando Domenico Mercurio, Crotonese, 53 anni, arrestato per affiliazione alla ‘ndrangheta, decide di collaborare e tra le molte azioni che confessa ce ne sono alcune “ordinate” dall’ex senatore della Lega. L’inchiesta chiusa dalla Dda di Venezia vede 43 indagati vicini al clan ‘ndranghetista dei Giardino. Estorsioni, detenzione d’armi, rapine, violenze. Domenico Mercurio racconta tra le altre cose che Filippi avrebbe commissionato a suo zio Santino Mercurio alcune «ritorsioni» contro soggetti verso i quali l’imprenditore vicentino coltivava astio: «L’ultima fu un atto di intimidazione nei confronti di uno scrittore o giornalista di Padova, di cui non ricordo il nome. Filippi pagò a Santino 25mila euro da consegnare a fatto compiuto (...) per picchiare o incendiare l’auto a questa persona perché scriveva delle cose sull’attività di Filippi per il rischio di inquinamento della sua ditta». Il giornalista era Gervasutti, nel 2018 caporedattore del Gazzettino ma finito nel mirino di Filippi per il suo ruolo di Direttore de Il Giornale di Vicenza tra il 2009 e il 2016.
Santino Mercurio avrebbe agito con «un altro di cui non mi disse il nome» ma Domenico Mercurio spiega che l’agguato sarebbe andato oltre le indicazioni ricevute: «Invece di picchiarlo solo, spararono alla casa di questo giornalista e venne fuori un casino, in quanto Filippi non aveva chiesto questo e non voleva pagare, e disse a me e a Santino (...): “Io avevo ordinato una pizza e voi mi avete portato una bistecca”». Stando al collaboratore, lo zio replicò «che andò armato perché era il metodo più veloce e che comunque non avrebbero fatto male a nessuno». L’ex senatore «si arrabbiò tantissimo», ma alla fine «i 25 mila euro furono consegnati sempre attraverso una falsa fattura». Le conversazioni avvenivano «a casa di Filippi» e sostiene che Santino «disse che se avesse saputo la rilevanza di questa persona (Gervasutti, ndr) gli avrebbe chiesto di più».
Agli atti c’è anche una fattura datata 5 giugno 2019, emessa dalla Magnum srl - ditta collegata al sodalizio criminale – e destinata a una società di Filippi: esattamente 25 mila euro, oltre a 5.500 euro di Iva. Sarebbe il compenso per la «prestazione» di Santino.


LE TELECAMERE
All’1.45 di notte del 16 luglio 2018, le telecamere della zona di Padova dove abita Gervasutti hanno ripreso una Fiat Panda rubata poche ore prima, usata dagli attentatori per arrivare davanti alla casa e dalla quale sparare cinque colpi di pistola che hanno raggiunto la finestra di una camera. Nei giorni e nelle ore precedenti, le telecamere hanno colto anche un’altra auto «che in più occasioni transita davanti all’abitazione di Gervasutti», per effettuare i sopralluoghi prima dell’attentato: «Per dimensioni, colore e forma della fanaleria, una Suzuki Swift», lo stesso modello «in uso a Santino Mercurio e a suo genero». Un agguato «scrupolosamente pianificato», con un metodo tipicamente ‘ndranghetista.
Intercettato già nel 2018, quindi prima dell’arresto e dell’attentato a Gervasutti, Domenico Mercurio sosteneva al telefono con un complice di conoscere l’ex senatore Filippi, per il quale aveva in ballo dei lavori di ristrutturazione di una chiesa sconsacrata.

Dopo l’arresto, confessa anche che «Filippi commissionò ad appartenenti alle cosche un recupero di denaro che aveva a che fare con le concerie di Vicenza» e «disse che bisognava punire» un suo ex dipendente accusato di avere rubato segreti industriali di Unichimica, chiedendo «di spaccare un braccio a questo ragioniere e se possibile anche tutte e due le braccia». Pestaggio che però «non andò in porto». Sempre Santino fu incaricato da Filippi - secondo la confessione di Domenico Mercurio - di incendiare i mezzi di una ditta concorrente, la Toscolapi srl: l’attentato fu compiuto il 22 luglio 2019, in cambio di 20mila euro.

Ultimo aggiornamento: 07:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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